TONI AZZURRI
TONI AZZURRI - Toni Iavarone: "Napoli e Inter, le spalle di due grand'attori della panchina"
29.04.2014 01:55 di Redazione

NAPOLI - Erano gli attesi protagonisti, avrebbero dovuto accendere la sfida. Il buono e il cattivo, il provocatore e l'’ncassatore, lo spagnolo e il livornese, Franti e Garrone. Rafa Benitez (Garrone) è più ingrigito e più ingrassato, la cucina partenopea non ha pietà, invece Walter Mazzarri (Fanti) è un pò smunto, del resto la grinta consuma, avete mai visto un pugile ciccione? Erano venuti a recitare al teatro di Milano dove, in teoria, sabato sera si giocava la partita che interessava meno nel mondo (Napoli ormai terzo, Inter con due piedi in Europa League e uno in Champions), in realtà sarebbe dovuta andare in scena l’ennesimo duello tra manite e manate, un atto unico che unico non è stato. Perché Inter e Napoli hanno giocato una partita scolastica, tutt’al più carina. Occasioni, quel pizzico di fuffa tattica, qualche esperimento non riuscito (Mertens alle spalle di Higuain) hanno prodotto uno 0-0 non esaltante ma, tutto sommato, onesto. Insomma l’ultima grande sfida del campionato napoletano ha visto i propri obiettivi al ribasso, ma non è peccato. Perché anche i più grandi duelli, con  Rafa e Walter diventano passerelle con comparse, servi di scena. E allora il Napoli e l’Inter sono le spalle di due favolosi prim'attori, superbi anche nella sottigliezza con cui menano il rivale fingendo di accarezzarlo. Traduzione: come la replica di un kolossal sulla Rai all'una di notte, belle cose già viste e straviste. Poi c’è la cornice, il contorno: i benetiziani contro i mazzarriani, ovvero un gioco prevedibilissimo che a lungo andare stanca. Come dimostra un incauto cronista che chiede del distacco dell’Inter dal Napoli e si sente rispondere ricorrendo al fatturato. O come ha fatto Benitez volendo dilettarsi in economia aziendale ma confondendo l’utile netto col fatturato. Da qui la domanda eternamente inevasa: perché spostare il tiro palando d’altro e non affrontare i problemi del proprio calcio? Perché due grand’attori non possono che recitare a soggetto, ma la claque che c’entra?





Toni Iavarone



Napoli Magazine



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NAPOLI - Erano gli attesi protagonisti, avrebbero dovuto accendere la sfida. Il buono e il cattivo, il provocatore e l'’ncassatore, lo spagnolo e il livornese, Franti e Garrone. Rafa Benitez (Garrone) è più ingrigito e più ingrassato, la cucina partenopea non ha pietà, invece Walter Mazzarri (Fanti) è un pò smunto, del resto la grinta consuma, avete mai visto un pugile ciccione? Erano venuti a recitare al teatro di Milano dove, in teoria, sabato sera si giocava la partita che interessava meno nel mondo (Napoli ormai terzo, Inter con due piedi in Europa League e uno in Champions), in realtà sarebbe dovuta andare in scena l’ennesimo duello tra manite e manate, un atto unico che unico non è stato. Perché Inter e Napoli hanno giocato una partita scolastica, tutt’al più carina. Occasioni, quel pizzico di fuffa tattica, qualche esperimento non riuscito (Mertens alle spalle di Higuain) hanno prodotto uno 0-0 non esaltante ma, tutto sommato, onesto. Insomma l’ultima grande sfida del campionato napoletano ha visto i propri obiettivi al ribasso, ma non è peccato. Perché anche i più grandi duelli, con  Rafa e Walter diventano passerelle con comparse, servi di scena. E allora il Napoli e l’Inter sono le spalle di due favolosi prim'attori, superbi anche nella sottigliezza con cui menano il rivale fingendo di accarezzarlo. Traduzione: come la replica di un kolossal sulla Rai all'una di notte, belle cose già viste e straviste. Poi c’è la cornice, il contorno: i benetiziani contro i mazzarriani, ovvero un gioco prevedibilissimo che a lungo andare stanca. Come dimostra un incauto cronista che chiede del distacco dell’Inter dal Napoli e si sente rispondere ricorrendo al fatturato. O come ha fatto Benitez volendo dilettarsi in economia aziendale ma confondendo l’utile netto col fatturato. Da qui la domanda eternamente inevasa: perché spostare il tiro palando d’altro e non affrontare i problemi del proprio calcio? Perché due grand’attori non possono che recitare a soggetto, ma la claque che c’entra?





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