NAPOLI - Faouzi Ghoulam, ex terzino del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Mattino. Eccone alcuni passaggi.
«Mi sento napoletano», lo dice, lo ripete, poi si ferma a guardare il panorama ed è l'unico momento in cui riesce a prendere fiato. Nel tumulto di emozioni che lo attraversano quando rivede il Golfo da una prospettiva diversa: «Abitavo a Posillipo, da lì vedevo l'altra parte».
Partiamo dall'attualità più stretta: cosa le passa per la testa adesso guardando questo panorama?
«Che a Napoli non voglio mai tornare perchè mi sembra sempre di starci troppo poco tempo. Non mi basta mai e finisco per restare con l'amaro in bocca. Troppi ricordi. Tante gioie e qualche sconfitta. Per la mia vita è stato un passaggio importantissimo dal punto di vista professionale ma soprattutto a livello umano».
Lei è sempre stato un difensore di Napoli: anche fuori dal campo. «Io mi sento napoletano. Diciamolo subito, così evitiamo equivoci».
Allora prego...
«Quando sono arrivato a Napoli ho subito capito che c'era una forte rivalità tra Nord e Sud e questa cosa mi ha molto colpito. Ho giocato la mia prima partita a Bergamo e ho visto subito la rivalità che per me era una cosa incredibile. Per me era normale difendere questa terra, Napoli e il Sud. Mi sento una persona del Sud».
E' anche per questo che oggi a Napoli si ricordano ancora di lei con tanto affetto.
«La nostra è una generazione di calciatori che non è stata dimenticata per l'amore che abbiamo dato, per il rispetto di questi colori e perchè abbiamo capito la mentalità delle persone».
Come vivevate il rapporto con la città?
«Una cosa viscerale. Per noi ogni partita era una battaglia per Napoli. Non eravamo spinti da motivi personali ma motivi più ampi. Per noi l'importante era riportare il Napoli al suo posto nel panorama calcistico italiano ed europeo così come aveva fatto Maradona. E' vero che non siamo riusciti a fare quello che ha fatto lui ma abbiamo dato un contributo molto importante».
E infatti lei ha festeggiato con grande passione la conquista del terzo scudetto...
«Beh ma io lo scudetto l'ho vinto. Certo, non ci sono riuscito da calciatore ma da tifoso del Napoli. Tutti noi siamo rimasti attaccanti a questa città: quando il Napoli vince vinciamo, quando il Napoli perde perdiamo. Nel calcio succede che quando cambi squadra cambi anche fede, ma per me non è stato così. In passato avevo ricevuto anche delle offerte da parte di altri club di serie A ma ho sempre rifiutato: non ce l'avrei fatta a vestire una maglia diversa da quella azzurra. Sarebbe stata una mancanza di rispetto per i tifosi del Napoli. La carriera passa in secondo piano quando in ballo c'è il rispetto».
Come ha festeggiato lo scudetto?
«Ero in Francia e ammetto che avevo paura. Paura prima delle ultime partite perchè temevo che qualche altra squadra potesse recuperare terreno. Non sono scaramantico, ma ammetto che temevo una beffa finale. Per questo quando abbiamo vinto non ho provato solo gioia, ma soprattutto un senso di appagamento. Era come se quello scudetto lo stessi aspettando anche io da 33 anni. Ero felicissimo, ma soprattutto per i napoletani perchè sapevo quanto ci tenevano e quanto lo stavano aspettando».
A cosa deve questo legame così forte con la città?
«Dicono che Napoli ti prenda tanto ed è vero, ma è una città che sa cosa è la riconoscenza. Quando dai il cuore e l'anima non importa il resto e ai napoletani importa vedere sudare la maglia, rispettare i propri colori e rispettare l'anima del Sud».
Prima di andare via Ghoulam scopre della tragedia del Faito: si informa e manda un abbraccio alle famiglie delle vittime, «questa sarà per sempre la mia terra».
di Napoli Magazine
18/04/2025 - 08:19
NAPOLI - Faouzi Ghoulam, ex terzino del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Mattino. Eccone alcuni passaggi.
«Mi sento napoletano», lo dice, lo ripete, poi si ferma a guardare il panorama ed è l'unico momento in cui riesce a prendere fiato. Nel tumulto di emozioni che lo attraversano quando rivede il Golfo da una prospettiva diversa: «Abitavo a Posillipo, da lì vedevo l'altra parte».
Partiamo dall'attualità più stretta: cosa le passa per la testa adesso guardando questo panorama?
«Che a Napoli non voglio mai tornare perchè mi sembra sempre di starci troppo poco tempo. Non mi basta mai e finisco per restare con l'amaro in bocca. Troppi ricordi. Tante gioie e qualche sconfitta. Per la mia vita è stato un passaggio importantissimo dal punto di vista professionale ma soprattutto a livello umano».
Lei è sempre stato un difensore di Napoli: anche fuori dal campo. «Io mi sento napoletano. Diciamolo subito, così evitiamo equivoci».
Allora prego...
«Quando sono arrivato a Napoli ho subito capito che c'era una forte rivalità tra Nord e Sud e questa cosa mi ha molto colpito. Ho giocato la mia prima partita a Bergamo e ho visto subito la rivalità che per me era una cosa incredibile. Per me era normale difendere questa terra, Napoli e il Sud. Mi sento una persona del Sud».
E' anche per questo che oggi a Napoli si ricordano ancora di lei con tanto affetto.
«La nostra è una generazione di calciatori che non è stata dimenticata per l'amore che abbiamo dato, per il rispetto di questi colori e perchè abbiamo capito la mentalità delle persone».
Come vivevate il rapporto con la città?
«Una cosa viscerale. Per noi ogni partita era una battaglia per Napoli. Non eravamo spinti da motivi personali ma motivi più ampi. Per noi l'importante era riportare il Napoli al suo posto nel panorama calcistico italiano ed europeo così come aveva fatto Maradona. E' vero che non siamo riusciti a fare quello che ha fatto lui ma abbiamo dato un contributo molto importante».
E infatti lei ha festeggiato con grande passione la conquista del terzo scudetto...
«Beh ma io lo scudetto l'ho vinto. Certo, non ci sono riuscito da calciatore ma da tifoso del Napoli. Tutti noi siamo rimasti attaccanti a questa città: quando il Napoli vince vinciamo, quando il Napoli perde perdiamo. Nel calcio succede che quando cambi squadra cambi anche fede, ma per me non è stato così. In passato avevo ricevuto anche delle offerte da parte di altri club di serie A ma ho sempre rifiutato: non ce l'avrei fatta a vestire una maglia diversa da quella azzurra. Sarebbe stata una mancanza di rispetto per i tifosi del Napoli. La carriera passa in secondo piano quando in ballo c'è il rispetto».
Come ha festeggiato lo scudetto?
«Ero in Francia e ammetto che avevo paura. Paura prima delle ultime partite perchè temevo che qualche altra squadra potesse recuperare terreno. Non sono scaramantico, ma ammetto che temevo una beffa finale. Per questo quando abbiamo vinto non ho provato solo gioia, ma soprattutto un senso di appagamento. Era come se quello scudetto lo stessi aspettando anche io da 33 anni. Ero felicissimo, ma soprattutto per i napoletani perchè sapevo quanto ci tenevano e quanto lo stavano aspettando».
A cosa deve questo legame così forte con la città?
«Dicono che Napoli ti prenda tanto ed è vero, ma è una città che sa cosa è la riconoscenza. Quando dai il cuore e l'anima non importa il resto e ai napoletani importa vedere sudare la maglia, rispettare i propri colori e rispettare l'anima del Sud».
Prima di andare via Ghoulam scopre della tragedia del Faito: si informa e manda un abbraccio alle famiglie delle vittime, «questa sarà per sempre la mia terra».