L'Editoriale
L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Napoli, il campo ha già emesso il suo verdetto, mentre il veleno ha invaso le anime dei tifosi azzurri"
11.02.2021 23:58 di Redazione

NAPOLI - Non ci sono grandi parole da spendere. Ciò che si è verificato a Bergamo è sotto gli occhi di tutti. Al di là delle assenze, in campo si va per lottare e vincere, altrimenti si sta a casa e si evitano brutte figure. Il veleno ormai e' già nei corpi di tutti i tifosi partenopei sparsi nel mondo, grazie a queste prestazioni al limite della decenza. E' lampante: al Napoli mancano grinta, furore agonistico e soprattutto idee. Non è possibile, avendo regalato una semifinale d'andata, concedere a Duvan Zapata tutto il tempo di controllare, mirare e calciare in porta dopo appena 10 minuti di gioco, come non e' possibile lasciare libera una prateria per permettere a Pessina il raddoppio dopo appena 6 minuti dalla prima figuraccia. Il segnale è chiaro: la squadra dà l'evidente impressione di giocare, partendo dal basso, solo per accontentare Gattuso e non perche' crede in quello che sta facendo, anche perche' in effetti i frutti di questa impostazione non si vedono. Il risultato e' un Napoli lento, sfilacciato, che passa la palla indietro, magari anche sulla pista d'atletica leggera o sugli spalti se fosse consentito. Storicamente il passare la palla indietro veniva generalmente inteso come sintomo di codardia, o di timore nei confronti dell'avversario, ora viene concepita come innovazione. Che senso ha tutto ciò? Nessuno. Tra le scene più sconclusionate del match la sostituzione di Hysaj: l'albanese, adattato a sinistra, non rende, in quella posizione va messo solo se in casi estremi, soprattutto se si hanno difensori mancini a disposizione. Ghoulam e' stato frenato dal Covid, altrimenti ancora una volta un'altra ombra si sarebbe fiondata sulle scelte dell'allenatore. Con Di Lorenzo ormai stanchissimo, e il duo inedito Rrahmani-Maksimovic che non ha garantito sicurezze (a certi livelli l'alibi degli automatismi non regge), dal centrocampo era lecito attendersi molto di più: Bakayoko in serata totalmente no (capace di sbagliare anche gli appoggi piu' elementari), Zielinski ed Elmas nuovamente fuori ruolo nel tentativo di arginare gli attacchi avversari, senza dimenticare Insigne largo a sinistra in mediana per effettuare passaggi rigorosamente ariosi, e poi trequartista (non si vedeva così dalle prime gare del Napoli sarriano, esperimento prontamente bocciato dai senatori dell'epoca), hanno completato l'immagine di una formazione sbiadita, senza grosse pretese. L'unico a tenere alta la testa il "plurinominato" (senza motivo) dalla panchina, sto parlando del Chucky Lozano. Almeno, oltre a saltare l'uomo, ha realizzato rocambolescamente il gol della bandiera, prima del tris che ha chiuso i giochi. Osimhen (poco cercato) è distante dalla forma migliore, e si è visto dato che per lunghi tratti era spesso a terra: un consiglio, meno polemiche (immotivate, essendo stato il piu' delle volte sfiorato), più fatti. Dei subentrati Demme, Lobotka, Mario Rui e Petagna poco da dire, la frittata ormai era stata fatta. Politano bene a metà: ottimo inizio, poi piano piano si e' spento insieme al progetto di cambio modulo, che ha destato qualche perplessità ai bergamaschi per una decina di minuti prima di essere annullato. Infine sono arrivate le analisi post partita, riecco i complimenti del capo tecnico ai ragazzi, che hanno perso. Dobbiamo accontentarci di tutto questo? Della quarta sconfitta nelle ultime sette gare disputate? Sinceramente non riesco a vedere il bicchiere nè mezzo pieno, nè mezzo vuoto, attualmente non lo vedo proprio, è impossibile. Se la sfida contro la Juventus rappresenti l'ultima spiaggia per l'allenatore non bisogna chiederlo alla società, sarà (come sempre) il campo ad emettere la sua sentenza (come ha già fatto a Bergamo, dopo l'ennesima sconfitta stagionale).

 

 
 
Antonio Petrazzuolo
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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di Napoli Magazine

11/02/2024 - 23:58

NAPOLI - Non ci sono grandi parole da spendere. Ciò che si è verificato a Bergamo è sotto gli occhi di tutti. Al di là delle assenze, in campo si va per lottare e vincere, altrimenti si sta a casa e si evitano brutte figure. Il veleno ormai e' già nei corpi di tutti i tifosi partenopei sparsi nel mondo, grazie a queste prestazioni al limite della decenza. E' lampante: al Napoli mancano grinta, furore agonistico e soprattutto idee. Non è possibile, avendo regalato una semifinale d'andata, concedere a Duvan Zapata tutto il tempo di controllare, mirare e calciare in porta dopo appena 10 minuti di gioco, come non e' possibile lasciare libera una prateria per permettere a Pessina il raddoppio dopo appena 6 minuti dalla prima figuraccia. Il segnale è chiaro: la squadra dà l'evidente impressione di giocare, partendo dal basso, solo per accontentare Gattuso e non perche' crede in quello che sta facendo, anche perche' in effetti i frutti di questa impostazione non si vedono. Il risultato e' un Napoli lento, sfilacciato, che passa la palla indietro, magari anche sulla pista d'atletica leggera o sugli spalti se fosse consentito. Storicamente il passare la palla indietro veniva generalmente inteso come sintomo di codardia, o di timore nei confronti dell'avversario, ora viene concepita come innovazione. Che senso ha tutto ciò? Nessuno. Tra le scene più sconclusionate del match la sostituzione di Hysaj: l'albanese, adattato a sinistra, non rende, in quella posizione va messo solo se in casi estremi, soprattutto se si hanno difensori mancini a disposizione. Ghoulam e' stato frenato dal Covid, altrimenti ancora una volta un'altra ombra si sarebbe fiondata sulle scelte dell'allenatore. Con Di Lorenzo ormai stanchissimo, e il duo inedito Rrahmani-Maksimovic che non ha garantito sicurezze (a certi livelli l'alibi degli automatismi non regge), dal centrocampo era lecito attendersi molto di più: Bakayoko in serata totalmente no (capace di sbagliare anche gli appoggi piu' elementari), Zielinski ed Elmas nuovamente fuori ruolo nel tentativo di arginare gli attacchi avversari, senza dimenticare Insigne largo a sinistra in mediana per effettuare passaggi rigorosamente ariosi, e poi trequartista (non si vedeva così dalle prime gare del Napoli sarriano, esperimento prontamente bocciato dai senatori dell'epoca), hanno completato l'immagine di una formazione sbiadita, senza grosse pretese. L'unico a tenere alta la testa il "plurinominato" (senza motivo) dalla panchina, sto parlando del Chucky Lozano. Almeno, oltre a saltare l'uomo, ha realizzato rocambolescamente il gol della bandiera, prima del tris che ha chiuso i giochi. Osimhen (poco cercato) è distante dalla forma migliore, e si è visto dato che per lunghi tratti era spesso a terra: un consiglio, meno polemiche (immotivate, essendo stato il piu' delle volte sfiorato), più fatti. Dei subentrati Demme, Lobotka, Mario Rui e Petagna poco da dire, la frittata ormai era stata fatta. Politano bene a metà: ottimo inizio, poi piano piano si e' spento insieme al progetto di cambio modulo, che ha destato qualche perplessità ai bergamaschi per una decina di minuti prima di essere annullato. Infine sono arrivate le analisi post partita, riecco i complimenti del capo tecnico ai ragazzi, che hanno perso. Dobbiamo accontentarci di tutto questo? Della quarta sconfitta nelle ultime sette gare disputate? Sinceramente non riesco a vedere il bicchiere nè mezzo pieno, nè mezzo vuoto, attualmente non lo vedo proprio, è impossibile. Se la sfida contro la Juventus rappresenti l'ultima spiaggia per l'allenatore non bisogna chiederlo alla società, sarà (come sempre) il campo ad emettere la sua sentenza (come ha già fatto a Bergamo, dopo l'ennesima sconfitta stagionale).

 

 
 
Antonio Petrazzuolo
 
 
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