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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, orgoglio e pregiudizio"
24.03.2021 19:29 di Redazione

NAPOLI - Orgoglio e pregiudizio. Il titolo del più famoso romanzo di Jane Austen mi danza nella mente a proposito di casa Napoli. L'orgoglio è quello di Gennarino Gattuso, naturalmente. Il pregiudizio - meglio i pregiudizi - racchiude il vaneggiare di quanti hanno denigrato, in certi casi offeso perfino sul piano personale, un uomo onesto e schietto qual è il tecnico azzurro. Lo difesi nei momenti critici, consapevole che avrebbe raddrizzato la barca - e sì, chi è titolare di una pescherìa s'intende di mare -, che avrebbe trovato la quadra per far rendere al meglio la squadra. Il calcio al tempo della pandemìa è un calcio strano, soggetto a varianti (già!) inedite: positività al virus, infortuni vari per le troppe partite ravvicinate: un altro calcio, insomma, del quale i critici per forza, per partito preso, non ne hanno tenuto conto, non hanno voluto tenerne conto. Non era scontato che il Napoli si rimettesse in corsa sul treno della Champions. Ora è lì, in stazione. Dopo aver sbancato il Meazza, sponda MIlan, e l'Olimpico, sponda Roma. Due successi esterni, su due campi difficili, al cospetto di una squadra che è ancora in lotta per il titolo e di un'altra che ha l'onere e l'onore di essere l'unica rappresentante del calcio italiano in Europa. Due vittorie volute, nette, che non hanno dato adito ad alcun se e ad alcun ma. Per la rabbia nascosta (e mica tanto) dei cosiddetti critici ad oltranza. Due partite sontuose, in particolare quella contro la Roma di Fonseca (con quella coppola in testa assomiglia tanto all'attore di “Era mio padre”, gran film), annullata sulle fasce dove di solito incide, travolta nella limpidezza di un gioco fluido sviluppatosi grazie alla tecnica di molti azzurri: sarà una mia fissazione, ma Zielinski suona calcio, come Chopin. E grazie al ritrovato tono atletico di Fabian Ruiz, al ritorno del gigante d'ebano Koulibaly, alla continuità di Politano (c'entrerà pure qualcosa Gattuso, o no?), alla ritrovata verve di Mertens, lo scugnizzo del gol ch'era stato fermo per mesi. E Insigne, direte? L'ho lasciato per ultimo perché non fa più notizia: classe e fiato a tutto campo, libero di andare dove lo porta l'estro. Finalmente, Ringhio avrà a disposizione tutti gli uomini per la volatona Champions. Anche Lozano. Ed Osimhen, purché dia una calmata ai suoi bollenti spiriti. Dalla Pasqua (auguri) in poi comincerà una sorta di mini-torneo che deciderà scudetto e tutto il resto. Con la partita chiave (7 aprile), la gara d'andata con la Juve che si trova in gravi ambasce. Ancora due campioni del mondo in panchina e volete che Ringhio non farà di tutto per dire a Pirlo fatti più in là? E qui ritorna il tema antico. Pirlo, sublime centrocampista, è come un fresco patentato al quale il papà ricco ha messo subito tra le mani le chiavi di una Ferrari (vabbe', una Mercedes). Gattuso, una vita da mediano, ha esperienza da vendere. Al match clou si arriverà dopo che gli azzurri avranno affrontato il Crotone e la Juve lo scoglio del derby con i granata che sono con l'acqua alla gola. Potrebbe essere addirittura la partita del sorpasso. Ah! un'ultima riflessione. Pirlo, dopo la figuraccia con il Benevento di Pippo (altro scontro mondiale in panchina) ha formalmente accusato i propri giocatori di carenze caratteriali e tecniche. Gattuso non lo farebbe mai. Continuate pure con i pregiudizi. Cercate nuovi tecnici da sistemare sulla panchina azzurra. L'orgoglio di Ringhio lo porterà lontano da Napoli. Perché l'avrà deciso lui.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, orgoglio e pregiudizio"

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24/03/2024 - 19:29

NAPOLI - Orgoglio e pregiudizio. Il titolo del più famoso romanzo di Jane Austen mi danza nella mente a proposito di casa Napoli. L'orgoglio è quello di Gennarino Gattuso, naturalmente. Il pregiudizio - meglio i pregiudizi - racchiude il vaneggiare di quanti hanno denigrato, in certi casi offeso perfino sul piano personale, un uomo onesto e schietto qual è il tecnico azzurro. Lo difesi nei momenti critici, consapevole che avrebbe raddrizzato la barca - e sì, chi è titolare di una pescherìa s'intende di mare -, che avrebbe trovato la quadra per far rendere al meglio la squadra. Il calcio al tempo della pandemìa è un calcio strano, soggetto a varianti (già!) inedite: positività al virus, infortuni vari per le troppe partite ravvicinate: un altro calcio, insomma, del quale i critici per forza, per partito preso, non ne hanno tenuto conto, non hanno voluto tenerne conto. Non era scontato che il Napoli si rimettesse in corsa sul treno della Champions. Ora è lì, in stazione. Dopo aver sbancato il Meazza, sponda MIlan, e l'Olimpico, sponda Roma. Due successi esterni, su due campi difficili, al cospetto di una squadra che è ancora in lotta per il titolo e di un'altra che ha l'onere e l'onore di essere l'unica rappresentante del calcio italiano in Europa. Due vittorie volute, nette, che non hanno dato adito ad alcun se e ad alcun ma. Per la rabbia nascosta (e mica tanto) dei cosiddetti critici ad oltranza. Due partite sontuose, in particolare quella contro la Roma di Fonseca (con quella coppola in testa assomiglia tanto all'attore di “Era mio padre”, gran film), annullata sulle fasce dove di solito incide, travolta nella limpidezza di un gioco fluido sviluppatosi grazie alla tecnica di molti azzurri: sarà una mia fissazione, ma Zielinski suona calcio, come Chopin. E grazie al ritrovato tono atletico di Fabian Ruiz, al ritorno del gigante d'ebano Koulibaly, alla continuità di Politano (c'entrerà pure qualcosa Gattuso, o no?), alla ritrovata verve di Mertens, lo scugnizzo del gol ch'era stato fermo per mesi. E Insigne, direte? L'ho lasciato per ultimo perché non fa più notizia: classe e fiato a tutto campo, libero di andare dove lo porta l'estro. Finalmente, Ringhio avrà a disposizione tutti gli uomini per la volatona Champions. Anche Lozano. Ed Osimhen, purché dia una calmata ai suoi bollenti spiriti. Dalla Pasqua (auguri) in poi comincerà una sorta di mini-torneo che deciderà scudetto e tutto il resto. Con la partita chiave (7 aprile), la gara d'andata con la Juve che si trova in gravi ambasce. Ancora due campioni del mondo in panchina e volete che Ringhio non farà di tutto per dire a Pirlo fatti più in là? E qui ritorna il tema antico. Pirlo, sublime centrocampista, è come un fresco patentato al quale il papà ricco ha messo subito tra le mani le chiavi di una Ferrari (vabbe', una Mercedes). Gattuso, una vita da mediano, ha esperienza da vendere. Al match clou si arriverà dopo che gli azzurri avranno affrontato il Crotone e la Juve lo scoglio del derby con i granata che sono con l'acqua alla gola. Potrebbe essere addirittura la partita del sorpasso. Ah! un'ultima riflessione. Pirlo, dopo la figuraccia con il Benevento di Pippo (altro scontro mondiale in panchina) ha formalmente accusato i propri giocatori di carenze caratteriali e tecniche. Gattuso non lo farebbe mai. Continuate pure con i pregiudizi. Cercate nuovi tecnici da sistemare sulla panchina azzurra. L'orgoglio di Ringhio lo porterà lontano da Napoli. Perché l'avrà deciso lui.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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