Steven Zhang, presidente dell'Inter, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport: “Ad essere onesto, lo avevo solo sognato. E pensavo, guardando il momento del calcio e le differenze tra alcune Leghe, che sarebbe stato difficile arrivare a un traguardo del genere. Nonostante le risorse ingenti che Suning ha investito nell’Inter, a volte spendendo anche più di certe squadre inglesi, a causa dei diversi introiti dai diritti tv esiste ancora un gap enorme tra Premier e Serie A. Però il grande fascino dello sport e del calcio è che non sempre il denaro è tutto e alla differenza di risorse a volte si può sopperire con le idee, la competenza e la passione. Noi ci auguriamo ovviamente che domani sia una di quelle volte. L’Inter mi assorbe totalmente. Vivo con enorme intensità il club, ma non entro quasi mai negli aspetti tecnici o tattici riguardanti la squadra. Non ne parlo neanche con Inzaghi, di cui rispetto ogni scelta. Da presidente odio chi vuole insegnarmi come devo gestire il mio club e quindi non faccio lo stesso errore con i ruoli altrui. La passione porta a scelte poco razionali? È un rischio che corro durante il calcio mercato quando voglio comprare subito i calciatori migliori e non guardo il budget o il bilancio. Sì, a volte accade che la passione travolga la parte razionale, quando si fanno acquisti o si decide di non cedere… Spesso chiedo al nostro ds Ausilio: ‘Piero, non è che stiamo facendo un errore?’ Il dialogo con i miei dirigenti è fondamentale per cercare quel famoso equilibrio tra razionalità e passione. Skriniar è sempre stato uno dei miei giocatori preferiti. Abbiamo fatto di tutto per avere la squadra migliore per vincere. Ma a questa domanda risponderò dopo la finale… Prima della partita col City non trovo giusto parlare dei singoli. Con società, squadra e tifosi ora siamo un corpo unico, tutti concentrati sulla sfida di domani. Lukaku mi aveva detto che saremmo arrivati in finale. Ho sorriso pensando ‘è pazzo’. E invece aveva ragione. Il suo futuro? Niente domande sui giocatori, la prego….Tutti gli allenatori mi hanno insegnato qualcosa. Pioli è stato il primo allenatore con cui ho lavorato in vita mia. Volevo avere un tecnico italiano che conoscesse perfettamente il campionato: Stefano mi ha dato le basi. A Spalletti sono molto legato perché ha tracciato un solco fatto di gioco, lavoro e risultati, riportando l’Inter in Champions League: un obiettivo fondamentale in quel momento. Con lui abbiamo avuto una delle migliori difese ed ho capito l’importanza di un grande reparto arretrato se si vuol vincere. Sa cosa mi disse una volta Moratti? Caro Steven ho fatto tanti errori durante la mia presidenza, focalizzandomi solo sui grandi bomber, ma quando ho iniziato a comprare i grandi difensori, allora ho cominciato a vincere. E mi citò Samuel… È una lezione importante che ho appreso da lui. Da quando acquistammo l’Inter ho subito desiderato un giorno di avere Conte in panchina. È un tecnico duro, di forte personalità, credo di non averlo mai visto felice, appagato o sorridere. Dopo una vittoria pensava subito alla successiva, senza mai un momento di relax o di soddisfazione. Ma è così che ha riportato lo scudetto all’Inter dopo 10 anni, interrompendo un ciclo della Juve che sembrava infinito. Se Conte è stato il più ‘difficile’, Simone Inzaghi è il più semplice. Lui ha grandissime capacità di gestione e infonde una incredibile tranquillità. Quando lo vedo prima delle gare, sono più teso io di lui. Inzaghi è stato un dono per me. Ed è l’uomo della finale di Champions. Spesso si chiede chi sia l’allenatore migliore o il più geniale. Io credo siano domande sbagliate. Ogni club ha una storia differente, il lavoro di un tecnico dipende dalla fase che la società sta vivendo, dai giocatori a disposizione, da molte cose. Il calcio non è una scienza esatta. Guardiola è un allenatore bravissimo capace di vincere ovunque sia stato, certamente sarebbe un piacere lavorare con lui, ma preferisco scegliere tecnici con esperienza della Serie A. Rivincita per gli striscioni con scritto Zhang vattene? No. Intanto c’è da dire che i contestatori erano davvero un gruppo molto esiguo, e poi che il calcio come la vita presenta degli up and down: ci sono fasi di problemi e fasi di gioia. Fa parte del gioco. Il lavoro di un presidente o di un Ceo è simile a quello di un allenatore: spesso si è soli, e va accettato. Non c'è bisogno di un discorso. I risultati dell’ultimo mese hanno contribuito a far aumentare convinzione e carica. Tutti nell’Inter siamo concentrati per questo evento che vogliamo goderci fino in fondo. Rispetto profondamente il City, una squadra magnifica. Ma noi abbiamo la qualità per affrontarli. In questi anni, più è stata alta l’asticella del nostro avversario e meglio ci siamo comportati. L’Inter rende con le squadre forti, è contro quelle meno competitive che ogni tanto abbiamo perso punti. È stato difficile tenere alta la concentrazione in tutte le competizioni. È subentrata la stanchezza, più mentale che fisica. Ma dobbiamo giocarci una finale, pensiamo solo a questo ora. Papà è legatissimo all’Inter, segue tutti i campionati anche quelli stranieri e le coppe. Sta cercando di farci una sorpresa e venire domani, ma non è semplice incastrare i suoi impegni di lavoro. Oaktree? È un fondo importante gestito da persone molto professionali. Abbiamo intenzione di rinegoziare il prestito. Troveremo una soluzione insieme per il rifinanziamento. Tifosi possono stare tranquilli? Finché ci sarò io, ci sarà un’Inter stabile e competitiva. Rumors sul club? No, siamo un grande club, so che per molti vedere il proprio nome accostato all’Inter regala visibilità. Sono come i rumors di mercato, basta ignorarli”. MAIN SPONSOR – “Abbiamo tre o quattro candidature importanti. Non so ancora dire quale sarà scelta. Vogliamo un brand adatto all’Inter e stabile. Nuovo stadio? È lo stesso problema dei diritti tv. C’è difficoltà ad accettare cose nuove e a cambiare passo. Inter e Milan sono due club in competizione ma con il medesimo obiettivo di crescita. Uno stadio in comune lo garantirebbe più di due impianti. L’idea dell’Inter è sempre stata questa. Il Milan invece ha cambiato 4 proprietà e altrettante idee. Restare a San Siro? No la nostra priorità è un nuovo stadio, con o senza il Milan. E' un tema molto delicato, investendo un’altra società e un grande personaggio come Maldini che ha vinto cosi tanto nel club. Ovviamente la gente è rimasta molto sorpresa da questa separazione, ma sono cose che nel calcio accadono. Un Milan stabile e competitivo è uno stimolo anche per l’Inter, cresciamo insieme. Il nostro progetto è un giusto mix tra tradizione e innovazione. Abbiamo un forte legame con la storia e le radici nerazzurre, teniamo molto al rapporto con i tifosi e il territorio. Ma abbiamo anche uno sguardo sempre proiettato nel futuro. Spesso le aziende straniere quando vanno all’estero fanno l’errore di non capire com’è la cultura del Paese. Se pensi di dominare il mercato senza conoscerlo, rischi solo di essere arrogante. Sei o sette anni fa quando arrivai in Italia fu Urbano Cairo a darmi il primo consiglio: se vuoi vincere hai bisogno di qualcuno che conosca bene il nostro calcio e come funziona un club. E poi mi fece il nome adatto: Beppe Marotta. Se vuoi stare in un Paese devi anche saperti adattare a quel Paese. Io ho bisogno di manager italiani. Ho pensato tantissime volte nella mia testa come sarebbe stato vincere una Champions. Ma anche solo sognare di vincerla sembrava impossibile… Ora che siamo in finale però tutti noi nel club abbiamo una incredibile voglia di provarci. E siamo uniti. Come ha detto Inzaghi: non abbiamo paura, c’è solo grande eccitazione nell’attesa di giocare questa partita. Noi ci crediamo”.
di Napoli Magazine
09/06/2023 - 08:48
Steven Zhang, presidente dell'Inter, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport: “Ad essere onesto, lo avevo solo sognato. E pensavo, guardando il momento del calcio e le differenze tra alcune Leghe, che sarebbe stato difficile arrivare a un traguardo del genere. Nonostante le risorse ingenti che Suning ha investito nell’Inter, a volte spendendo anche più di certe squadre inglesi, a causa dei diversi introiti dai diritti tv esiste ancora un gap enorme tra Premier e Serie A. Però il grande fascino dello sport e del calcio è che non sempre il denaro è tutto e alla differenza di risorse a volte si può sopperire con le idee, la competenza e la passione. Noi ci auguriamo ovviamente che domani sia una di quelle volte. L’Inter mi assorbe totalmente. Vivo con enorme intensità il club, ma non entro quasi mai negli aspetti tecnici o tattici riguardanti la squadra. Non ne parlo neanche con Inzaghi, di cui rispetto ogni scelta. Da presidente odio chi vuole insegnarmi come devo gestire il mio club e quindi non faccio lo stesso errore con i ruoli altrui. La passione porta a scelte poco razionali? È un rischio che corro durante il calcio mercato quando voglio comprare subito i calciatori migliori e non guardo il budget o il bilancio. Sì, a volte accade che la passione travolga la parte razionale, quando si fanno acquisti o si decide di non cedere… Spesso chiedo al nostro ds Ausilio: ‘Piero, non è che stiamo facendo un errore?’ Il dialogo con i miei dirigenti è fondamentale per cercare quel famoso equilibrio tra razionalità e passione. Skriniar è sempre stato uno dei miei giocatori preferiti. Abbiamo fatto di tutto per avere la squadra migliore per vincere. Ma a questa domanda risponderò dopo la finale… Prima della partita col City non trovo giusto parlare dei singoli. Con società, squadra e tifosi ora siamo un corpo unico, tutti concentrati sulla sfida di domani. Lukaku mi aveva detto che saremmo arrivati in finale. Ho sorriso pensando ‘è pazzo’. E invece aveva ragione. Il suo futuro? Niente domande sui giocatori, la prego….Tutti gli allenatori mi hanno insegnato qualcosa. Pioli è stato il primo allenatore con cui ho lavorato in vita mia. Volevo avere un tecnico italiano che conoscesse perfettamente il campionato: Stefano mi ha dato le basi. A Spalletti sono molto legato perché ha tracciato un solco fatto di gioco, lavoro e risultati, riportando l’Inter in Champions League: un obiettivo fondamentale in quel momento. Con lui abbiamo avuto una delle migliori difese ed ho capito l’importanza di un grande reparto arretrato se si vuol vincere. Sa cosa mi disse una volta Moratti? Caro Steven ho fatto tanti errori durante la mia presidenza, focalizzandomi solo sui grandi bomber, ma quando ho iniziato a comprare i grandi difensori, allora ho cominciato a vincere. E mi citò Samuel… È una lezione importante che ho appreso da lui. Da quando acquistammo l’Inter ho subito desiderato un giorno di avere Conte in panchina. È un tecnico duro, di forte personalità, credo di non averlo mai visto felice, appagato o sorridere. Dopo una vittoria pensava subito alla successiva, senza mai un momento di relax o di soddisfazione. Ma è così che ha riportato lo scudetto all’Inter dopo 10 anni, interrompendo un ciclo della Juve che sembrava infinito. Se Conte è stato il più ‘difficile’, Simone Inzaghi è il più semplice. Lui ha grandissime capacità di gestione e infonde una incredibile tranquillità. Quando lo vedo prima delle gare, sono più teso io di lui. Inzaghi è stato un dono per me. Ed è l’uomo della finale di Champions. Spesso si chiede chi sia l’allenatore migliore o il più geniale. Io credo siano domande sbagliate. Ogni club ha una storia differente, il lavoro di un tecnico dipende dalla fase che la società sta vivendo, dai giocatori a disposizione, da molte cose. Il calcio non è una scienza esatta. Guardiola è un allenatore bravissimo capace di vincere ovunque sia stato, certamente sarebbe un piacere lavorare con lui, ma preferisco scegliere tecnici con esperienza della Serie A. Rivincita per gli striscioni con scritto Zhang vattene? No. Intanto c’è da dire che i contestatori erano davvero un gruppo molto esiguo, e poi che il calcio come la vita presenta degli up and down: ci sono fasi di problemi e fasi di gioia. Fa parte del gioco. Il lavoro di un presidente o di un Ceo è simile a quello di un allenatore: spesso si è soli, e va accettato. Non c'è bisogno di un discorso. I risultati dell’ultimo mese hanno contribuito a far aumentare convinzione e carica. Tutti nell’Inter siamo concentrati per questo evento che vogliamo goderci fino in fondo. Rispetto profondamente il City, una squadra magnifica. Ma noi abbiamo la qualità per affrontarli. In questi anni, più è stata alta l’asticella del nostro avversario e meglio ci siamo comportati. L’Inter rende con le squadre forti, è contro quelle meno competitive che ogni tanto abbiamo perso punti. È stato difficile tenere alta la concentrazione in tutte le competizioni. È subentrata la stanchezza, più mentale che fisica. Ma dobbiamo giocarci una finale, pensiamo solo a questo ora. Papà è legatissimo all’Inter, segue tutti i campionati anche quelli stranieri e le coppe. Sta cercando di farci una sorpresa e venire domani, ma non è semplice incastrare i suoi impegni di lavoro. Oaktree? È un fondo importante gestito da persone molto professionali. Abbiamo intenzione di rinegoziare il prestito. Troveremo una soluzione insieme per il rifinanziamento. Tifosi possono stare tranquilli? Finché ci sarò io, ci sarà un’Inter stabile e competitiva. Rumors sul club? No, siamo un grande club, so che per molti vedere il proprio nome accostato all’Inter regala visibilità. Sono come i rumors di mercato, basta ignorarli”. MAIN SPONSOR – “Abbiamo tre o quattro candidature importanti. Non so ancora dire quale sarà scelta. Vogliamo un brand adatto all’Inter e stabile. Nuovo stadio? È lo stesso problema dei diritti tv. C’è difficoltà ad accettare cose nuove e a cambiare passo. Inter e Milan sono due club in competizione ma con il medesimo obiettivo di crescita. Uno stadio in comune lo garantirebbe più di due impianti. L’idea dell’Inter è sempre stata questa. Il Milan invece ha cambiato 4 proprietà e altrettante idee. Restare a San Siro? No la nostra priorità è un nuovo stadio, con o senza il Milan. E' un tema molto delicato, investendo un’altra società e un grande personaggio come Maldini che ha vinto cosi tanto nel club. Ovviamente la gente è rimasta molto sorpresa da questa separazione, ma sono cose che nel calcio accadono. Un Milan stabile e competitivo è uno stimolo anche per l’Inter, cresciamo insieme. Il nostro progetto è un giusto mix tra tradizione e innovazione. Abbiamo un forte legame con la storia e le radici nerazzurre, teniamo molto al rapporto con i tifosi e il territorio. Ma abbiamo anche uno sguardo sempre proiettato nel futuro. Spesso le aziende straniere quando vanno all’estero fanno l’errore di non capire com’è la cultura del Paese. Se pensi di dominare il mercato senza conoscerlo, rischi solo di essere arrogante. Sei o sette anni fa quando arrivai in Italia fu Urbano Cairo a darmi il primo consiglio: se vuoi vincere hai bisogno di qualcuno che conosca bene il nostro calcio e come funziona un club. E poi mi fece il nome adatto: Beppe Marotta. Se vuoi stare in un Paese devi anche saperti adattare a quel Paese. Io ho bisogno di manager italiani. Ho pensato tantissime volte nella mia testa come sarebbe stato vincere una Champions. Ma anche solo sognare di vincerla sembrava impossibile… Ora che siamo in finale però tutti noi nel club abbiamo una incredibile voglia di provarci. E siamo uniti. Come ha detto Inzaghi: non abbiamo paura, c’è solo grande eccitazione nell’attesa di giocare questa partita. Noi ci crediamo”.