Calcio
INTER - Marotta: "Proprietà straniere? Il tempo del mecenatismo è finito"
21.07.2024 18:50 di Redazione

Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, a Messina in qualità di relatore all'evento "Sport e sostenibilità: gli impianti futuribili per la didattica sportiva" tenutosi all’Hellenia Yacthing Hotel dei Giardini Naxos, ha parlato di varie tematiche legate al calcio italiano e siciliano in particolare. Ecco le sue considerazioni riportate da SportWebSicilia.

La Provincia di Messina riporta Marotta all'infanzia, come racconta lui stesso: "Sono nato nel profondo Nord, a Varese, al confine con la Svizzera, ma da genitori nati a Messina. Mio padre ha fatto carriera nella Marina, poi attraverso una legge dello stato è passato al Ministero delle finanze, destinazione Varese, dove sono nato io. Qui ho tanti parenti, sono legato alle nostre radici, conservo i contatti e le frequentazioni. Parlo però il dialetto lombardo e invece non conosco bene il siciliano".

Alcune battute sul Messina: "Conosco molto bene la storia del Messina, specie degli anni ’60/’70 quando ero giovane e aveva in squadra giocatori come Ciccolo e Fascetti. Ho assistito a qualche partita al Celeste. Con il San Filippo c’è stata un po’ di sfortuna, perché quando è stato inaugurato uno stadio moderno da lì in poi non sono stati ottenuti risultati eccellenti. Messina adesso è in categorie non consone al prestigio della città e della Sicilia, l’auspicio è che riceva un supporto. Invito l’assessore Amata e la Regione affinché si dia un contributo, non economico, ma coinvolgendo una delegazione di imprenditori perché si possa riportare la squadra sui palcoscenici che merita".

Marotta conosce bene i problemi del calcio italiano e quelli legati al calcio siciliano in particolare: "Non voglio fare denunce né identificare colpevoli, ma la Sicilia è oggi fuori dal mondo calcistico e sportivo che conta. In Serie A vi sono attualmente solo due calciatori siciliani. Se parliamo di strutture, facendo un confronto tra Brescia e Palermo, vicine come numero di abitanti, a Brescia ci sono 5 volte le scuole calcio di Palermo, che sono poche. Non vi sono soltanto problemi strutturali, ma anche una carenza delle competenze, non tanto della passione, per far sì che si possa essere autorevoli punti di riferimento per i ragazzi. La Sicilia ha un patrimonio turistico, ambientale e culturale, sicuramente è tra le Regioni più belle d’Italia e vorrei tanto che nello sport riuscisse a risalire la china".

Come l'Inter ha ora Oaktree, le proprietà straniere sono sempre più diffuse in Italia: "Il modello di riferimento delle società calcistiche è cambiato. Prima c’era un certo mecenatismo nel calcio, anche al Sud, mentre oggi di mecenati non ce ne sono più. Al Nord le squadre erano tutte rette da imprenditori locali che, per un debito di riconoscenza, prendevano a cuore le sorti delle squadre di calcio, vedi la Ignis a Varese, attiva anche in altri sport come il basket, il ciclismo o il pugilato. Oggi quel modello non esiste più, né in Sicilia né in Lombardia, né altrove. In Lombardia, su cinque club in A, uno solo ha proprietà italiana, il Monza, mentre quattro sono straniere, Inter, Milan, Atalanta e Como. In Sicilia, il Catania, seppur parzialmente con un italo-australiano al comando e il Palermo, invece totalmente, appartengono pure a proprietà straniere".

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INTER - Marotta: "Proprietà straniere? Il tempo del mecenatismo è finito"

di Napoli Magazine

21/07/2024 - 18:50

Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, a Messina in qualità di relatore all'evento "Sport e sostenibilità: gli impianti futuribili per la didattica sportiva" tenutosi all’Hellenia Yacthing Hotel dei Giardini Naxos, ha parlato di varie tematiche legate al calcio italiano e siciliano in particolare. Ecco le sue considerazioni riportate da SportWebSicilia.

La Provincia di Messina riporta Marotta all'infanzia, come racconta lui stesso: "Sono nato nel profondo Nord, a Varese, al confine con la Svizzera, ma da genitori nati a Messina. Mio padre ha fatto carriera nella Marina, poi attraverso una legge dello stato è passato al Ministero delle finanze, destinazione Varese, dove sono nato io. Qui ho tanti parenti, sono legato alle nostre radici, conservo i contatti e le frequentazioni. Parlo però il dialetto lombardo e invece non conosco bene il siciliano".

Alcune battute sul Messina: "Conosco molto bene la storia del Messina, specie degli anni ’60/’70 quando ero giovane e aveva in squadra giocatori come Ciccolo e Fascetti. Ho assistito a qualche partita al Celeste. Con il San Filippo c’è stata un po’ di sfortuna, perché quando è stato inaugurato uno stadio moderno da lì in poi non sono stati ottenuti risultati eccellenti. Messina adesso è in categorie non consone al prestigio della città e della Sicilia, l’auspicio è che riceva un supporto. Invito l’assessore Amata e la Regione affinché si dia un contributo, non economico, ma coinvolgendo una delegazione di imprenditori perché si possa riportare la squadra sui palcoscenici che merita".

Marotta conosce bene i problemi del calcio italiano e quelli legati al calcio siciliano in particolare: "Non voglio fare denunce né identificare colpevoli, ma la Sicilia è oggi fuori dal mondo calcistico e sportivo che conta. In Serie A vi sono attualmente solo due calciatori siciliani. Se parliamo di strutture, facendo un confronto tra Brescia e Palermo, vicine come numero di abitanti, a Brescia ci sono 5 volte le scuole calcio di Palermo, che sono poche. Non vi sono soltanto problemi strutturali, ma anche una carenza delle competenze, non tanto della passione, per far sì che si possa essere autorevoli punti di riferimento per i ragazzi. La Sicilia ha un patrimonio turistico, ambientale e culturale, sicuramente è tra le Regioni più belle d’Italia e vorrei tanto che nello sport riuscisse a risalire la china".

Come l'Inter ha ora Oaktree, le proprietà straniere sono sempre più diffuse in Italia: "Il modello di riferimento delle società calcistiche è cambiato. Prima c’era un certo mecenatismo nel calcio, anche al Sud, mentre oggi di mecenati non ce ne sono più. Al Nord le squadre erano tutte rette da imprenditori locali che, per un debito di riconoscenza, prendevano a cuore le sorti delle squadre di calcio, vedi la Ignis a Varese, attiva anche in altri sport come il basket, il ciclismo o il pugilato. Oggi quel modello non esiste più, né in Sicilia né in Lombardia, né altrove. In Lombardia, su cinque club in A, uno solo ha proprietà italiana, il Monza, mentre quattro sono straniere, Inter, Milan, Atalanta e Como. In Sicilia, il Catania, seppur parzialmente con un italo-australiano al comando e il Palermo, invece totalmente, appartengono pure a proprietà straniere".