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MEDIASET - Antonio Petrazzuolo: "Napoli, ora che vuoi fare?"
25.11.2019 19:06 di Redazione

NAPOLI - Il pari di Milano ha lasciato nella bocca dei tifosi del Napoli l’amara sensazione dell’ennesima occasione sprecata. Dopo due settimane di polemiche, attriti, malumori e tensioni, era necessario dare un calcio alle perplessità, per spazzare via le nuvole del post ammutinamento e far ritornare il sole sul cielo di Castel Volturno. Ed invece, già scrutando i volti dei protagonisti nel pre partita, si notava l’assenza di un fattore fondamentale, che ha sempre rappresentato il punto di partenza su cui sono state costruite le imprese di un tempo: il sorriso. Il Napoli appare svogliato, senza chiare idee tattiche e con una “mission” tutta da individuare. Dove si vuole arrivare? Il problema risiede tutto nel 4-4-2, scelto da Ancelotti come unica strada da percorrere, che i calciatori non riescono ad interpretare come il loro allenatore vorrebbe? O si tratta di un problema endemico più profondo? La ricerca dell’alibi perfetto, per questa situazione che non è per nulla elettrizzante, non entusiasma più di tanto l’opinione pubblica. Al tifoso interessa vedere la propria squadra giocare a calcio e, possibilmente, vincere. Magari aggiungendo un pizzico di divertimento attraverso giocate difficilmente prevedibili. Tutto questo manca al Napoli. Dietro l’angolo la trasferta di Liverpool, dove un sussulto può sempre verificarsi, perché nel calcio non c’è niente di scontato, ma senza dimenticare che poi si ritorna a Napoli. E c’è tutta una stagione da vivere, onorando gli impegni presi ed affrontando ogni singolo match con il sangue negli occhi per ottenere l’intera posta in palio di volta in volta. In campionato, se non si inverte subito la rotta intrapresa, si rischia di cadere nell’oblio dell’anonimato, galleggiando a metà in classifica senza infamia e senza lode. E se questi sono gli umori, difficile ipotizzare un prosieguo del cammino nelle Coppe con un entusiasmo diverso da quello messo in campo finora in serie A. Ancelotti unico colpevole? Le colpe vanno suddivise tra tutte le componenti, ma l’identità deve venir fuori. Il prima possibile. Perché senz’anima e senza grinta non si va da nessuna parte.

 

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MEDIASET - Antonio Petrazzuolo: "Napoli, ora che vuoi fare?"

di Napoli Magazine

25/11/2024 - 19:06

NAPOLI - Il pari di Milano ha lasciato nella bocca dei tifosi del Napoli l’amara sensazione dell’ennesima occasione sprecata. Dopo due settimane di polemiche, attriti, malumori e tensioni, era necessario dare un calcio alle perplessità, per spazzare via le nuvole del post ammutinamento e far ritornare il sole sul cielo di Castel Volturno. Ed invece, già scrutando i volti dei protagonisti nel pre partita, si notava l’assenza di un fattore fondamentale, che ha sempre rappresentato il punto di partenza su cui sono state costruite le imprese di un tempo: il sorriso. Il Napoli appare svogliato, senza chiare idee tattiche e con una “mission” tutta da individuare. Dove si vuole arrivare? Il problema risiede tutto nel 4-4-2, scelto da Ancelotti come unica strada da percorrere, che i calciatori non riescono ad interpretare come il loro allenatore vorrebbe? O si tratta di un problema endemico più profondo? La ricerca dell’alibi perfetto, per questa situazione che non è per nulla elettrizzante, non entusiasma più di tanto l’opinione pubblica. Al tifoso interessa vedere la propria squadra giocare a calcio e, possibilmente, vincere. Magari aggiungendo un pizzico di divertimento attraverso giocate difficilmente prevedibili. Tutto questo manca al Napoli. Dietro l’angolo la trasferta di Liverpool, dove un sussulto può sempre verificarsi, perché nel calcio non c’è niente di scontato, ma senza dimenticare che poi si ritorna a Napoli. E c’è tutta una stagione da vivere, onorando gli impegni presi ed affrontando ogni singolo match con il sangue negli occhi per ottenere l’intera posta in palio di volta in volta. In campionato, se non si inverte subito la rotta intrapresa, si rischia di cadere nell’oblio dell’anonimato, galleggiando a metà in classifica senza infamia e senza lode. E se questi sono gli umori, difficile ipotizzare un prosieguo del cammino nelle Coppe con un entusiasmo diverso da quello messo in campo finora in serie A. Ancelotti unico colpevole? Le colpe vanno suddivise tra tutte le componenti, ma l’identità deve venir fuori. Il prima possibile. Perché senz’anima e senza grinta non si va da nessuna parte.

 

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