Calcio
IL PARERE - Stendardo: "Taglio stipendi? Dipende se ci sarà o meno l'interruzione definitiva del campionato"
30.03.2020 17:50 di Redazione

In un momento in cui si discute circa le modalità adottabili dalle singole società calcistiche in tema di riduzione degli stipendi dei propri calciatori, NapoliSoccer.NET ha chiesto di fornire un parere tecnico, circa le possibili alternative che potrebbero essere adottate, all’avvocato ed ex calciatore Guglielmo Stendardo, che – illustrando le difficoltà, ad oggi, ad addivenire ad una soluzione senza conoscere cosa accadrà – ha posto l’attenzione sulle ipotesi percorribili rispetto a quelli che potrebbero essere i possibili scenari.

 

“Ci tengo a dire che dal punto di vista morale, in un momento come questo in cui c’è un’emergenza sanitaria ed economica, bisogna utilizzare il buon senso. Credo che sia una cosa stupenda se i calciatori super pagati della Serie A dessero un messaggio di solidarietà donando parte del proprio stipendio a scopo benefico. Un simile gesto, cioè aiutare il prossimo che è in difficoltà, sarebbe un sognale positivo e propositivo da parte di una categoria di giocatori, quelli di Serie A, che guadagna cifre importanti”, è con questa precisazione che Guglielmo Stendardo introduce il suo ragionamento sulla questione stipendi dei calciatori.

 

Ma da avvocato, così come un tempo centrava le porte avversarie grazie alla sua abilità sui colpi di testa, Stendardo centra subito il nocciolo della questione: “C’è il problema giuridico ed economico da affrontare. In questo momento si parla di sospensione e riduzione degli stipendi ma è necessario, prima di tutto, fare il distinguo tra le due possibili alternative: la ripresa del campionato ovvero l’interruzione definitiva del torneo”.

 

RIPRESA CAMPIONATO OPPURE SOSPENSIONE DEFINITIVA: COSA CAMBIA

 

La spiegazione è lineare e permette di comprendere quali sono i possibili scenari. “Se il campionato dovesse riprendere, come tutti auspicano compreso il presidente Gravina, le uniche ipotesi per la sospensione degli stipendi sono le quattro tassativamente previste dall’articolo 5.5 dell’accordo collettivo e cioè la sanzione disciplinare per illecito sportivo, la violazione del divieto di scommesse, la violazione delle normative antidoping e l’indisponibilità del calciatore per effetto di provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Laddove non ricorrano queste quattro ipotesi tassative, la sospensione degli stipendi espone le società alla messa in mora da parte del creditore e la risoluzione del contratto, prevista dall’articolo 13.1 dell’accordo collettivo” ci spiega Guglielmo Stendardo.

 

Che continua nella sua spiegazione analizzando cosa potrebbe accadere nel caso di sospensione definitiva di tutti i tornei a cui partecipano le squadre italiane: “L’altra ipotesi è riferibile al caso in cui campionato e coppe europee vengano definitivamente sospese. In questo caso ci ritroveremo a discutere sul problema dell’assegnazione dello scudetto e sull’applicazione delle disposizioni del codice civile. Ai sensi dell’articolo 1463 le società potrebbero richiedere la restituzione della prestazione economica già erogata, per sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta. Oppure ai sensi dell’articolo 1467 del codice civile, le società potrebbero chiedere ai calciatori la ‘reductio ad aequitatem’, cioè una riduzione dello stipendio per eccessiva onerosità sopravvenuta. In questo caso la riduzione dello stipendio va fatta o innanzi al sindacato del lavoro oppure andrebbe fatta con un contratto ex novo”.

 

Lo stesso Stendardo, dopo aver inquadrato il quadro normativo di riferimento, esprime i suoi condivisibili dubbi circa l’applicabilità di soluzioni prima ancora di conoscere quali saranno gli eventi: “In una fase così confusa, quando ancora non c’è cognizione se fra un mese o due mesi dovesse riprendere il campionato, come si fa a sospendere oppure a ridurre gli stipendi ai giocatori che sono a casa per sopravvenuta impossibilità a fornire la prestazione quando quest’impossibilità non è stata ancora accertata?”.

 

IL PARERE DELL’AVVOCATO

 

Non si può che essere d’accordo e la domanda ci porta a considerare come al momento ogni discussione non sia altro che semplice dialettica. Ma, ancor maggiormente, è lo stesso Stendardo che chiarisce l’evidenza dei fatti: “Oggi i calciatori sono a casa per causa a loro non imputabile non perché hanno deciso di restare a casa. E quindi penso che ad oggi questa ipotesi non sia da prendere del tutto in considerazione ma sia necessario attendere gli sviluppi dei prossimi giorni”.

 

Da avvocato è ovvio che Guglielmo Stendardo, con il parere congiunto del professor Enrico Lubrano – titolare della cattedra di diritto dello sport Luiss Roma, si sia fatto un’idea sulla questione, se non altro perché qualche suo ex collega calciatore potrebbe chiedergli un parere tecnico. “A mio parere, se il campionato continua è illegittimo chiedere la sospensione degli stipendi, se il campionato dovesse essere fermato definitivamente le società potranno chiedere la riduzione dello stipendio ai singoli calciatori e, secondo il dettato dell’articolo 1463 del codice civile, chiedere la restituzione della prestazione economica già erogata”.

 

BLOCCO CAMPIONATO E DANNI ECONOMICI AI CLUB

 

E’ indubbio che il blocco del campionato comporterà delle conseguenze e dei danni economici per i club calcistici di ogni livello. Per quanto riguarda la Serie A, ci sono ancora divisioni e diversità di vedute in Lega ma alcune proposte sono già state avanzate e riportate al Governo ed ai massimi organi calcistici nazionali.

 

Su questo argomento Guglielmo Stendardo riepiloga le proposte della Lega di Serie A che potrebbero mitigare gli effetti del blocco da Coronavirus: “Le richieste dei club sono molteplici, bisognerà capire quali sono i danni economici. La Lega calcio attraverso il presidente Gravina sta cercando di proporre al governo una serie di riforme: la revisione del decreto dignità, la modifica della riforma Melandri sui diritti tv, la riforma della legge 81/91 sul professionismo, benefici fiscali, semplificazione della burocrazia per la costruzione di nuovi stadi e la sospensione degli stipendi di cui tanto si parla”.

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IL PARERE - Stendardo: "Taglio stipendi? Dipende se ci sarà o meno l'interruzione definitiva del campionato"

di Napoli Magazine

30/03/2024 - 17:50

In un momento in cui si discute circa le modalità adottabili dalle singole società calcistiche in tema di riduzione degli stipendi dei propri calciatori, NapoliSoccer.NET ha chiesto di fornire un parere tecnico, circa le possibili alternative che potrebbero essere adottate, all’avvocato ed ex calciatore Guglielmo Stendardo, che – illustrando le difficoltà, ad oggi, ad addivenire ad una soluzione senza conoscere cosa accadrà – ha posto l’attenzione sulle ipotesi percorribili rispetto a quelli che potrebbero essere i possibili scenari.

 

“Ci tengo a dire che dal punto di vista morale, in un momento come questo in cui c’è un’emergenza sanitaria ed economica, bisogna utilizzare il buon senso. Credo che sia una cosa stupenda se i calciatori super pagati della Serie A dessero un messaggio di solidarietà donando parte del proprio stipendio a scopo benefico. Un simile gesto, cioè aiutare il prossimo che è in difficoltà, sarebbe un sognale positivo e propositivo da parte di una categoria di giocatori, quelli di Serie A, che guadagna cifre importanti”, è con questa precisazione che Guglielmo Stendardo introduce il suo ragionamento sulla questione stipendi dei calciatori.

 

Ma da avvocato, così come un tempo centrava le porte avversarie grazie alla sua abilità sui colpi di testa, Stendardo centra subito il nocciolo della questione: “C’è il problema giuridico ed economico da affrontare. In questo momento si parla di sospensione e riduzione degli stipendi ma è necessario, prima di tutto, fare il distinguo tra le due possibili alternative: la ripresa del campionato ovvero l’interruzione definitiva del torneo”.

 

RIPRESA CAMPIONATO OPPURE SOSPENSIONE DEFINITIVA: COSA CAMBIA

 

La spiegazione è lineare e permette di comprendere quali sono i possibili scenari. “Se il campionato dovesse riprendere, come tutti auspicano compreso il presidente Gravina, le uniche ipotesi per la sospensione degli stipendi sono le quattro tassativamente previste dall’articolo 5.5 dell’accordo collettivo e cioè la sanzione disciplinare per illecito sportivo, la violazione del divieto di scommesse, la violazione delle normative antidoping e l’indisponibilità del calciatore per effetto di provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Laddove non ricorrano queste quattro ipotesi tassative, la sospensione degli stipendi espone le società alla messa in mora da parte del creditore e la risoluzione del contratto, prevista dall’articolo 13.1 dell’accordo collettivo” ci spiega Guglielmo Stendardo.

 

Che continua nella sua spiegazione analizzando cosa potrebbe accadere nel caso di sospensione definitiva di tutti i tornei a cui partecipano le squadre italiane: “L’altra ipotesi è riferibile al caso in cui campionato e coppe europee vengano definitivamente sospese. In questo caso ci ritroveremo a discutere sul problema dell’assegnazione dello scudetto e sull’applicazione delle disposizioni del codice civile. Ai sensi dell’articolo 1463 le società potrebbero richiedere la restituzione della prestazione economica già erogata, per sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta. Oppure ai sensi dell’articolo 1467 del codice civile, le società potrebbero chiedere ai calciatori la ‘reductio ad aequitatem’, cioè una riduzione dello stipendio per eccessiva onerosità sopravvenuta. In questo caso la riduzione dello stipendio va fatta o innanzi al sindacato del lavoro oppure andrebbe fatta con un contratto ex novo”.

 

Lo stesso Stendardo, dopo aver inquadrato il quadro normativo di riferimento, esprime i suoi condivisibili dubbi circa l’applicabilità di soluzioni prima ancora di conoscere quali saranno gli eventi: “In una fase così confusa, quando ancora non c’è cognizione se fra un mese o due mesi dovesse riprendere il campionato, come si fa a sospendere oppure a ridurre gli stipendi ai giocatori che sono a casa per sopravvenuta impossibilità a fornire la prestazione quando quest’impossibilità non è stata ancora accertata?”.

 

IL PARERE DELL’AVVOCATO

 

Non si può che essere d’accordo e la domanda ci porta a considerare come al momento ogni discussione non sia altro che semplice dialettica. Ma, ancor maggiormente, è lo stesso Stendardo che chiarisce l’evidenza dei fatti: “Oggi i calciatori sono a casa per causa a loro non imputabile non perché hanno deciso di restare a casa. E quindi penso che ad oggi questa ipotesi non sia da prendere del tutto in considerazione ma sia necessario attendere gli sviluppi dei prossimi giorni”.

 

Da avvocato è ovvio che Guglielmo Stendardo, con il parere congiunto del professor Enrico Lubrano – titolare della cattedra di diritto dello sport Luiss Roma, si sia fatto un’idea sulla questione, se non altro perché qualche suo ex collega calciatore potrebbe chiedergli un parere tecnico. “A mio parere, se il campionato continua è illegittimo chiedere la sospensione degli stipendi, se il campionato dovesse essere fermato definitivamente le società potranno chiedere la riduzione dello stipendio ai singoli calciatori e, secondo il dettato dell’articolo 1463 del codice civile, chiedere la restituzione della prestazione economica già erogata”.

 

BLOCCO CAMPIONATO E DANNI ECONOMICI AI CLUB

 

E’ indubbio che il blocco del campionato comporterà delle conseguenze e dei danni economici per i club calcistici di ogni livello. Per quanto riguarda la Serie A, ci sono ancora divisioni e diversità di vedute in Lega ma alcune proposte sono già state avanzate e riportate al Governo ed ai massimi organi calcistici nazionali.

 

Su questo argomento Guglielmo Stendardo riepiloga le proposte della Lega di Serie A che potrebbero mitigare gli effetti del blocco da Coronavirus: “Le richieste dei club sono molteplici, bisognerà capire quali sono i danni economici. La Lega calcio attraverso il presidente Gravina sta cercando di proporre al governo una serie di riforme: la revisione del decreto dignità, la modifica della riforma Melandri sui diritti tv, la riforma della legge 81/91 sul professionismo, benefici fiscali, semplificazione della burocrazia per la costruzione di nuovi stadi e la sospensione degli stipendi di cui tanto si parla”.