Cultura & Gossip
SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 9 al 15 dicembre 2019 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano
06.12.2019 11:47 di Redazione

Agenda settimanale dal 9 al 15 dicembre 2019 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano.

 

Cinema Teatro Italia di Eboli

Info 0828365333

Martedì 10 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Gloria di Pomigliano D’Arco

Info 0818843409

Mercoledì 11 dicembre, ore 20.45

alle ore 18.30, Carolina Rosi, Gianfelice Imparato e la compagnia saranno ospiti della Distilleria Feltrinelli di Via Roma 281 (Pomigliano D’Arco), per un incontro con il pubblico

 

Teatro Italia di Acerra

Info 0818857258, 3333155417

Giovedì 12 dicembre, ore 20.45

 

Elledieffe - La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo

Fondazione Teatro della Toscana

presentano

 

Ditegli sempre di sì

di Eduardo De Filippo

 

con (in ordine di locandina)
Carolina Rosi, Gianfelice Imparato
Edoardo Sorgente, Massimo De Matteo
Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto
Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato
Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola 


scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori

aiuto regia Luca Bargagna
aiuto scene Sebastiana Di Gesu
aiuto costumi Pina Sorrentino

 

regia Roberto Andò

 

Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, propone in coproduzione con la Fondazione Teatro della Toscana, per la Stagione 2019/2020, una delle più fortunate commedie del repertorio eduardiano: Ditegli sempre di sì.

Prosegue così il progetto avviato nel 2016 dalla Elledieffe che, dopo aver incrociato i percorsi artistici di Marco Tullio Giordana e Mario Martone, si affida ora a Roberto Andò continuando così a diffondere e valorizzare l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana.

Sarà Gianfelice Imparato ad interpretare il ruolo del protagonista Michele Murri; Carolina Rosi sarà sua sorella Teresa; a dirigere la Compagnia sarà Roberto Andò, regista abituato a muoversi tra cinema e teatro, qui alla sua prima esperienza eduardiana.

Ditegli sempre di sì è uno dei primi testi scritti da Eduardo, un’opera vivace, colorata il cui protagonista è un pazzo metodico con la mania della perfezione; una commedia molto divertente che, pur conservando le sue note farsesche, suggerisce serie riflessioni sul labile confine tra salute e malattia mentale.

In Ditegli sempre di sì la pazzia di Michele Murri è vera, infatti è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo.

Tornato a casa dalla sorella Teresa si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio; tra equivoci e fraintendimenti alla fine ci si chiede: chi è il vero pazzo? E qual è la realtà vera?

 

E’ con grande emozione che mi accosto alla regia di un testo di Eduardo, raddoppiata dall’onore di dirigere la compagnia intestata a un grande amico e straordinario interprete:  Luca De Filippo.

Ditegli sempre di sì è una commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo si applica a variare il tema della normalità e della follia,  consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza.

L’intreccio è di una semplicità disarmante e si direbbe che l’autore si sia programmaticamente nascosto dietro la sua evanescenza per dissimulare l’inquietudine, e la profondità, che vi stava insinuando. Come se ne avesse pudore, o paura.

Ecco la storia: un pazzo, erroneamente congedato come guarito dal manicomio che lo ha ospitato, torna a casa dalla sorella Teresa e inizia, lucidamente, furiosamente, a sperimentare, e stravolgere, gli effetti della cosiddetta normalità.

Il luogo dove siamo convocati è il tipico interno piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, e subito diviene lo specchio scheggiato della follia del protagonista, l’antro in cui la sua mente può elaborare, manipolare, e distorcere, i ragionamenti e i sofismi di chi gli viene a tiro, scardinandone la fragilità e la vanità.

Sarebbe facile dire che Michele Murri ci è vicino, e affermare che il suo continuo attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la letteralità, è un filtro che, prima o poi,  ognuno di noi ha temuto o desiderato.

Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è un forsennato contestatore della vita e del suo senso.

La prima versione della commedia risale al 1925 e dunque è la prima volta che in un lavoro di Eduardo compare la follia. Nonostante il grande successo tributatole negli anni della compagnia Scarpetta e poi nelle stagioni del Teatro Umoristico, come altre commedie dei “giorni pari”, Ditegli sempre di sì a un certo punto venne messa da parte. Probabilmente, per attenuare, dopo la separazione artistica dei due fratelli De Filippo, il ricordo dell’interpretazione di Peppino nei panni di Luigi Strada, il personaggio dell’attore, lo studente pazzo di teatro.

Come il Bernhard di Minetti, anche Eduardo crede infatti che il rapporto tra l’attore e la pazzia sia consustanziale all’arte drammatica. E’ da notare come, pur facendo molto ridere, a partire da certi anni, Ditegli sempre di sì sia stata sempre definita una “commedia dolorosa”.

Frutto di successive elaborazioni, e per un certo tempo, nel suo derivare dalla farsa scarpettiana, lasciata aperta all’improvvisazione, Eduardo provvide a darne una versione definitiva e italianizzata in occasione della sua regia televisiva del 1962, in cui, a mio parere, rivestendo ancora una volta i panni del protagonista, si produsse in una delle sue più grandi interpretazioni. 

Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, da cui il dolore, e il senso di minaccia che pervadono l’opera.

Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche. 

Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume in Ditegli sempre di sì un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante, la stessa che, anni dopo, il genio di Thomas Bernhard riassumerà in una scarna, e micidiale, domanda: “E’ una commedia? E’ una tragedia?”

 

Roberto Andò

 

 

Teatro Comunale Mario Scarpetta di Sala Consilina

Info 3498713124

Mercoledì 11 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

Da venerdì 13 a domenica 15 dicembre 2019

 (feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)

info 0823444051

 

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo

presenta

 

Alessio Boni, Serra Yilmaz

in

 

Don Chisciotte

liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra

adattamento Francesco Niccolini

drammaturgia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer, Francesco Niccolini

 

con

Marcello Prayer, Francesco Meoni

Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico

Nicoló Diana (Ronzinante)

 

scene Massimo Troncanetti, costumi Francesco Esposito

luci Davide Scognamiglio, musiche Francesco Forni

foto di scena

Gianmarco Chieregato, Andrea Boni

Lucia De Luise, Davide Scognamiglio

 

regia

Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer

 

Chisciotti e cavalieri erranti, sparpagliati per il mondo o chiusi dentro le mura, sono sempre gli stessi, quelli di un tempo, quelli di oggi e quelli di domani, savi e pazzi, eroi e insensati. Non sono venuti al mondo per vivere meglio o peggio. Quando l'universo nella solitudine si abbandona alle proprie miserie, loro pronunciano parole di giustizia, d'amore, di bellezza e di scienza. Chi si rende volontariamente schiavo non maledice l'esistenza.

(Fernando Arrabal, Uno schiavo chiamato Cervantes)

 

 

Chi è pazzo? Chi è normale?

Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici.

La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani.

L'animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L'uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire?

Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l'ha reso immortale.

È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete - avvalendosi del sogno, della fantasia, dell'immaginazione - sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte.

 

Alessio Boni

 

 

E io dico che Don Chisciotte e Sancho vennero al mondo affinché Cervantes potesse narrare la loro storia e io spiegarla e commentarla, o meglio, affinché Cervantes la raccontasse e la spiegasse e io la commentassi.

Può raccontare, spiegare e commentare la tua vita, mio caro Don Chisciotte, soltanto chi è stato contagiato dalla tua stessa follia di non morire.

Allora, intercedi in mio favore, o mio signore e padrone, affinché la tua Dulcinea del Toboso, ormai disincantata dalle frustate di Sancho, mi conduca mano nella mano all’immortalità del nome e della fama. E se la vita è sogno, lasciami sognare per sempre!

(Miguel de Unamuno, Vita di Don Chisciotte e Sancho)

 

 

Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli

Info 0974282362, 3383096807

Mercoledì 11 dicembre, ore 20.45

 

Primoatto Produzioni 

presenta
 

Nancy Brilli

in


A che servono gli uomini
una commedia di Jaja Fiastri
adattamento Lina Wertmüller, Valerio Ruiz e Nancy Brilli
 

con

Daniele Antonini, Nicola D'Ortona, Giulia Gallone, Igi Meggiorin
con la partecipazione di Fioretta Mari
 

musiche di Giorgio Gaber e Jacopo Fiastri
scene Sissy Granata
costumi Andrea Sorrentino
coreografie Irma Cardano
 

messa in scena Lina Wertmüller

 

A che servono gli uomini è una commedia musicale scritta da Jaja Fiastri, commediografa di successo e storica collaboratrice della premiata ditta “Garinei e Giovannini” con la quale firma, tra gli altri, “Aggiungi un posto a tavola”, “Alleluja brava gente” e “Taxi a due piazze”.

Nel 1988, anno della prima messa in scena della commedia, la protagonista venne interpretata da Ombretta Colli, e suo marito Giorgio Gaber preparò per lo spettacolo una colonna sonora ricca di ritmi, originalità, brani belli e semplici che arrivano subito all’orecchio e rimangono nella testa degli spettatori.

La protagonista di questo nuovo allestimento sarà Nancy Brilli, attrice di gran talento, che interpreterà Teodolinda, Teo per gli amici, una donna in carriera stufa del genere maschile, che si definisce soddisfatta della sua vita da single ma rimpiange di non aver mai avuto un figlio.

Un giorno scoprirà che il suo vicino di casa (un giovane imbranato con le donne) lavora presso un istituto di ricerche genetiche dove si pratica l’inseminazione artificiale. Con il pretesto di una visita all’istituto, Teo ruberà la provetta numero 119, riuscendo a diventare madre senza avere i fastidi di un rapporto con l’altro sesso, che finora si è rivelato solo fonte di delusioni.

Durante la gravidanza, spinta dalla curiosità, cercherà però in tutti i modi di conoscere il nome del donatore, e con uno stratagemma riuscirà a scoprirlo. Ed ecco il colpo di scena! L’uomo è Osvaldo, quarantenne che vive ancora con la madre, dai modi rozzi e con una grande considerazione di sé stesso. La scoperta innescherà una serie di situazioni comiche e offrirà numerosi spunti di riflessione sul ruolo attuale della donna, sempre più emancipata ma in costante conflitto con i dogmi della società civile.

 

A dispetto del titolo, questa non è una commedia femminista. Adattata dalla pièce scritta negli anni ’80 da Jaja Fiastri, A che servono gli uomini è più attuale che mai, toccando un tema caro a molte donne sole: il desiderio di avere un figlio.

Con leggerezza, ironia, equivoci e tante risate, la commedia racconta l’avventura di una donna determinata, che ritiene di poter vivere felicemente sola e che decide, prima che sia troppo tardi, di mettere al mondo un figlio, sfruttando le possibilità della fecondazione artificiale.

Ma è proprio la gravidanza a mettere Teo – la protagonista interpretata dalla brava e spiritosa Nancy Brilli – di fronte alla sua solitudine e a mettere in discussione la sua visione del mondo. Nata nella tradizione a me molto cara del teatro di Garinei & Giovannini, A che servono gli uomini sarà per me come un ritorno a casa, agli anni in cui muovevo i miei primi passi nel mondo dello spettacolo, sotto le ali leggere e musicali dello storico duo. Ed è anche un affettuoso omaggio a chi dopo di me è stata al loro fianco, e al grande musicista Giorgio Gaber, autore delle canzoni.

Lina Wertmüller

 

Diceva il grande Pietro Garinei che se Jaja Fiastri fosse nata in America sarebbe stata una Lillian Hellmann, o una Nora Ephron. In realtà qui da noi ha dovuto lottare per veder riconosciuto il suo reale valore, per vedere il suo nome al posto giusto.

Da grande commediografa è stata capace di utilizzare la leggerezza come qualità fondamentale, come risposta alla crisi di cui tutti siamo testimoni, un modo talentuoso per trovare la forza di modificare la realtà.

Un autore immenso come Calvino sosteneva nelle sue Lezioni americane che “La leggerezza si associa con la precisione e la determinazione, la vivacità e l’intelligenza sfuggono alla condanna della pesantezza”.

Nulla può trovarmi più d’accordo. Fortunatamente non ho il complesso della ponderosità, piuttosto ho il mito dell’intelligente ironia, e ne vado continuamente in cerca per i miei spettacoli.

Avevo 23 anni quando Jaja terminò questo testo, unico per il quale Giorgio Gaber abbia scritto le musiche, e mi ha continuato a chiedere, nel tempo, di portarlo in scena. Lo faccio ora. Questa non è solo una commedia, è un atto d’amore.

Nancy Brilli

 

 

 

Teatro Carlo Gesualdo di Avellino

info 0825771620, 3892932553

Mercoledì 11 e giovedì 12 dicembre, ore 21.00

 

Best Live

Presenta

 

Alessandro Siani

in

 

Felicità Tour

uno spettacolo scritto e diretto da Alessandro Siani

 

musiche eseguite dal vivo M° Umberto Scipione

 

Felicità Tour è un gran ritorno ai monologhi dal vivo, dopo la parentesi dello spettacolo corale ‘’Il principe abusivo a teatro” con Christian De Sica.

La scelta di ritornare sulle tavole del palcoscenico è stata spinta soprattutto dalla voglia di potermi confrontare con il pubblico, perché lo spettatore è l’unico vero metronomo della vita di un’artista.

Sentire un applauso, una pausa, guardarsi negli occhi resta ancora l’unico deterrente contro l’incomunicabilità, oggi più che mai accentuata dalle realtà virtuale.

In questo viaggio artistico non sarò da solo, ma ad accompagnarmi ci sarà il maestro e compositore Umberto Scipione, che, dal vivo, suonerà e segnerà le tappe cinematografiche della mia carriera da Benvenuti al Sud passando per il Principe Abusivo e si Accettano Miracoli, per concludersi con Mister Felicità.

I monologhi saranno l’occasione per poter raccontare non solo il dietro le quinte di queste pellicole ma anche l’opportunità di poter parlare delle differenze tra nord e sud, tra ricchi e poveri.

Sarà anche occasione per sviscerare quelle che si propongono come le nuove tendenze religiose, ma, soprattutto, evidenziare i tic e le manie di una società divisa tra ottimisti e pessimisti, tra disperati di professione e sognatori disoccupati.

Tutto questo per un unico obiettivo, divertirsi insieme, anche perché, come asserisco nel film Mister Felicità’, “quando si è da soli la felicità dura poco, ma se condivisa dura nu’ poco e’ cchiu’”.

 

 

Teatro Ricciardi di Capua

Info 0823963874

Giovedì 12 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Diana di Nocera Inferiore

info 3347009811

Venerdì 13 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Carlo Gesualdo di Avellino

info 0825771620, 3892932553

Sabato 14, ore 21.00, e domenica 15 dicembre, ore 18.00

 

Gli Ipocriti Melina Balsamo

presenta

 

Vinicio Marchioni, Giuseppe Zeno

ne

 

I Soliti Ignoti

tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’amico, Age & Scarpelli

adattamento teatrale Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli

 

con

Augusto Fornari

Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso

Ivano Schiavi, Marilena Anniballi

 

scena Luigi Ferrigno, costumi Milena Mancini
musiche Pino Marino, luci Giuseppe D’alterio
 

regia Vinicio Marchioni

 

La commedia è la prima versione teatrale del mitico film con la regia di Mario Monicelli uscito nel 1958 e diventato col tempo un classico imperdibile della cinematografia e non solo.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. L’adattamento è fedele alla meravigliosa sceneggiatura originale senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere vicina quell’epoca lontana.

Ci sono dei film che segnano la nostra vita e I soliti Ignoti per me è uno di questi. Come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman.

Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immediatamente conquistato.

È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia.

Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza. Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere, insieme ai miei compagni di strada.                                                        

 

Vinicio Marchioni

 

 

 

Teatro Massimo di Benevento

info 082442711

Inaugurazione stagione teatrale 2019/2020

Giovedì 12 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Barone di Melito di Napoli

Info 0817113455

Venerdì 13 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

Info 0823799612

Sabato 14, ore 21.00, e domenica 15 dicembre, ore 18.30

 

AG Spettacoli e Tradizione e Turismo

presentano

 

Biagio Izzo

in

 

Tartassati dalle tasse

una commedia scritta e diretta da Eduardo Tartaglia

 

con

Mario Porfito, Magdalena Grochowska,

Arduino Speranza, Roberto Giordano, Adele Vitale

 

scene Luigi Ferrigno, costumi Marianna Carbone

musiche Antonio Caruso, disegno luci Francesco Adinolfi

produzione esecutiva Giacomo Monda 

 

Giulio Andreotti soleva dire che l’Umiltà, che di per sé costituisce una grande virtù, si trasforma in una vera iattura quando gli Italiani la praticano in occasione della loro dichiarazione dei debiti. “Io le tasse le pagherei. Ed anche volentieri! Se solo però poi le cose funzionassero veramente!...”

Quante volte abbiamo ascoltato simili confidenze? E quante volte anche la nostra coscienza di pur buoni ed onesti cittadini ha segretamente partorito concetti del genere?... Il problema, però, è che se poi davvero ragionassimo tutti quanti sempre così, come e perché mai le cose potrebbero veramente funzionare?

Sarà costretto improvvisamente a domandarselo anche Innocenzo Tarallo, 54 anni ben portati, napoletano, imprenditore nel settore della ristorazione: il classico “self made man”, che da nipote e figlio di baccalaiuolo si ritrova ora proprietario orgoglioso di un ristorante internazionale di sushi all’ultima moda.

E che dopo tanti sacrifici avrebbe voluto ora godersi anche un po’ la vita; magari anche grazie a qualche piccola “furbizia” di contribuente. E che si ritroverà invece in balia di mille peripezie e problemi.

E soprattutto costretto a risolvere il quesito che angustia la stragrande maggioranza di noi: come è possibile che due parole che da sole evocano così tanta bellezza: “Equità” e “Italia”, quando si uniscono si contraggono dolorosamente come chi è in preda alla più dolorosa delle coliche addominali?

 

 

Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei

Info 0818577725 – 3337361628

Da venerdì 13 a domenica 15 dicembre

(feriali ore 20.30, festivi ore 18.15)

 

Compagnia Enfi Teatro

presenta

 

Leo Gullotta

in

 

Pensaci, Giacomino

di Luigi Pirandello

 

con

Federica Bern, Francesco Maccarinelli, Bruno Conti, Rita Abela

Sebastiano Tringali, Sergio Mascherpa, Chiara Cavalieri

 

scene e costumi Angela Gallaro, musiche Germano Mazzocchetti

luci Umile Vainieri, regista assistente Mimmo Verdesca

 

regia Fabio Grossi

 

Pensaci Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi.

La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più.

Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno Di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre.

Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati.

Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti.

 

 

 

Teatro delle Arti di Salerno

info 089221807

Sabato 14, ore 21.00, e domenica 15 dicembre, ore 18.30

 

Claudio Tortora e Marcello Ferrante

in

 

Ti ricordi quella sera

di e diretto da Claudio Tortora

 

Un viaggio attraverso le più belle canzoni degli anni '60 e '70. Si tratta di uno spettacolo musicale, portato in scena per la prima volta alcuni anni fa, e che ha ottenuto tantissimi consensi tanto da continuare ad essere replicato e richiesto dal pubblico.

Gli attori ed i musicisti, in compagnia degli spettatori, ricordano gli anni nei quali la musica italiana era la grande protagonista delle serate dei giovani.

Da Paoli a Celentano, da Mina a Battisti, passando per Vianello, Berti, Bobby Solo e Little Tony, oltre due ore di musica, oltre 120 i brani che saranno suonati e cantati da Claudio Tortora e Marcello Ferrante e dall'orchestra della Polymusic composta da oltre 10 elementi.

 

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SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 9 al 15 dicembre 2019 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano

di Napoli Magazine

06/12/2024 - 11:47

Agenda settimanale dal 9 al 15 dicembre 2019 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano.

 

Cinema Teatro Italia di Eboli

Info 0828365333

Martedì 10 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Gloria di Pomigliano D’Arco

Info 0818843409

Mercoledì 11 dicembre, ore 20.45

alle ore 18.30, Carolina Rosi, Gianfelice Imparato e la compagnia saranno ospiti della Distilleria Feltrinelli di Via Roma 281 (Pomigliano D’Arco), per un incontro con il pubblico

 

Teatro Italia di Acerra

Info 0818857258, 3333155417

Giovedì 12 dicembre, ore 20.45

 

Elledieffe - La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo

Fondazione Teatro della Toscana

presentano

 

Ditegli sempre di sì

di Eduardo De Filippo

 

con (in ordine di locandina)
Carolina Rosi, Gianfelice Imparato
Edoardo Sorgente, Massimo De Matteo
Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto
Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato
Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola 


scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori

aiuto regia Luca Bargagna
aiuto scene Sebastiana Di Gesu
aiuto costumi Pina Sorrentino

 

regia Roberto Andò

 

Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, propone in coproduzione con la Fondazione Teatro della Toscana, per la Stagione 2019/2020, una delle più fortunate commedie del repertorio eduardiano: Ditegli sempre di sì.

Prosegue così il progetto avviato nel 2016 dalla Elledieffe che, dopo aver incrociato i percorsi artistici di Marco Tullio Giordana e Mario Martone, si affida ora a Roberto Andò continuando così a diffondere e valorizzare l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana.

Sarà Gianfelice Imparato ad interpretare il ruolo del protagonista Michele Murri; Carolina Rosi sarà sua sorella Teresa; a dirigere la Compagnia sarà Roberto Andò, regista abituato a muoversi tra cinema e teatro, qui alla sua prima esperienza eduardiana.

Ditegli sempre di sì è uno dei primi testi scritti da Eduardo, un’opera vivace, colorata il cui protagonista è un pazzo metodico con la mania della perfezione; una commedia molto divertente che, pur conservando le sue note farsesche, suggerisce serie riflessioni sul labile confine tra salute e malattia mentale.

In Ditegli sempre di sì la pazzia di Michele Murri è vera, infatti è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo.

Tornato a casa dalla sorella Teresa si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio; tra equivoci e fraintendimenti alla fine ci si chiede: chi è il vero pazzo? E qual è la realtà vera?

 

E’ con grande emozione che mi accosto alla regia di un testo di Eduardo, raddoppiata dall’onore di dirigere la compagnia intestata a un grande amico e straordinario interprete:  Luca De Filippo.

Ditegli sempre di sì è una commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo si applica a variare il tema della normalità e della follia,  consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza.

L’intreccio è di una semplicità disarmante e si direbbe che l’autore si sia programmaticamente nascosto dietro la sua evanescenza per dissimulare l’inquietudine, e la profondità, che vi stava insinuando. Come se ne avesse pudore, o paura.

Ecco la storia: un pazzo, erroneamente congedato come guarito dal manicomio che lo ha ospitato, torna a casa dalla sorella Teresa e inizia, lucidamente, furiosamente, a sperimentare, e stravolgere, gli effetti della cosiddetta normalità.

Il luogo dove siamo convocati è il tipico interno piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, e subito diviene lo specchio scheggiato della follia del protagonista, l’antro in cui la sua mente può elaborare, manipolare, e distorcere, i ragionamenti e i sofismi di chi gli viene a tiro, scardinandone la fragilità e la vanità.

Sarebbe facile dire che Michele Murri ci è vicino, e affermare che il suo continuo attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la letteralità, è un filtro che, prima o poi,  ognuno di noi ha temuto o desiderato.

Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è un forsennato contestatore della vita e del suo senso.

La prima versione della commedia risale al 1925 e dunque è la prima volta che in un lavoro di Eduardo compare la follia. Nonostante il grande successo tributatole negli anni della compagnia Scarpetta e poi nelle stagioni del Teatro Umoristico, come altre commedie dei “giorni pari”, Ditegli sempre di sì a un certo punto venne messa da parte. Probabilmente, per attenuare, dopo la separazione artistica dei due fratelli De Filippo, il ricordo dell’interpretazione di Peppino nei panni di Luigi Strada, il personaggio dell’attore, lo studente pazzo di teatro.

Come il Bernhard di Minetti, anche Eduardo crede infatti che il rapporto tra l’attore e la pazzia sia consustanziale all’arte drammatica. E’ da notare come, pur facendo molto ridere, a partire da certi anni, Ditegli sempre di sì sia stata sempre definita una “commedia dolorosa”.

Frutto di successive elaborazioni, e per un certo tempo, nel suo derivare dalla farsa scarpettiana, lasciata aperta all’improvvisazione, Eduardo provvide a darne una versione definitiva e italianizzata in occasione della sua regia televisiva del 1962, in cui, a mio parere, rivestendo ancora una volta i panni del protagonista, si produsse in una delle sue più grandi interpretazioni. 

Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, da cui il dolore, e il senso di minaccia che pervadono l’opera.

Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche. 

Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume in Ditegli sempre di sì un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante, la stessa che, anni dopo, il genio di Thomas Bernhard riassumerà in una scarna, e micidiale, domanda: “E’ una commedia? E’ una tragedia?”

 

Roberto Andò

 

 

Teatro Comunale Mario Scarpetta di Sala Consilina

Info 3498713124

Mercoledì 11 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta

Da venerdì 13 a domenica 15 dicembre 2019

 (feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)

info 0823444051

 

Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo

presenta

 

Alessio Boni, Serra Yilmaz

in

 

Don Chisciotte

liberamente ispirato al romanzo di Miguel de Cervantes Saavedra

adattamento Francesco Niccolini

drammaturgia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer, Francesco Niccolini

 

con

Marcello Prayer, Francesco Meoni

Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico

Nicoló Diana (Ronzinante)

 

scene Massimo Troncanetti, costumi Francesco Esposito

luci Davide Scognamiglio, musiche Francesco Forni

foto di scena

Gianmarco Chieregato, Andrea Boni

Lucia De Luise, Davide Scognamiglio

 

regia

Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer

 

Chisciotti e cavalieri erranti, sparpagliati per il mondo o chiusi dentro le mura, sono sempre gli stessi, quelli di un tempo, quelli di oggi e quelli di domani, savi e pazzi, eroi e insensati. Non sono venuti al mondo per vivere meglio o peggio. Quando l'universo nella solitudine si abbandona alle proprie miserie, loro pronunciano parole di giustizia, d'amore, di bellezza e di scienza. Chi si rende volontariamente schiavo non maledice l'esistenza.

(Fernando Arrabal, Uno schiavo chiamato Cervantes)

 

 

Chi è pazzo? Chi è normale?

Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici.

La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani.

L'animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L'uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire?

Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l'ha reso immortale.

È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete - avvalendosi del sogno, della fantasia, dell'immaginazione - sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte.

 

Alessio Boni

 

 

E io dico che Don Chisciotte e Sancho vennero al mondo affinché Cervantes potesse narrare la loro storia e io spiegarla e commentarla, o meglio, affinché Cervantes la raccontasse e la spiegasse e io la commentassi.

Può raccontare, spiegare e commentare la tua vita, mio caro Don Chisciotte, soltanto chi è stato contagiato dalla tua stessa follia di non morire.

Allora, intercedi in mio favore, o mio signore e padrone, affinché la tua Dulcinea del Toboso, ormai disincantata dalle frustate di Sancho, mi conduca mano nella mano all’immortalità del nome e della fama. E se la vita è sogno, lasciami sognare per sempre!

(Miguel de Unamuno, Vita di Don Chisciotte e Sancho)

 

 

Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli

Info 0974282362, 3383096807

Mercoledì 11 dicembre, ore 20.45

 

Primoatto Produzioni 

presenta
 

Nancy Brilli

in


A che servono gli uomini
una commedia di Jaja Fiastri
adattamento Lina Wertmüller, Valerio Ruiz e Nancy Brilli
 

con

Daniele Antonini, Nicola D'Ortona, Giulia Gallone, Igi Meggiorin
con la partecipazione di Fioretta Mari
 

musiche di Giorgio Gaber e Jacopo Fiastri
scene Sissy Granata
costumi Andrea Sorrentino
coreografie Irma Cardano
 

messa in scena Lina Wertmüller

 

A che servono gli uomini è una commedia musicale scritta da Jaja Fiastri, commediografa di successo e storica collaboratrice della premiata ditta “Garinei e Giovannini” con la quale firma, tra gli altri, “Aggiungi un posto a tavola”, “Alleluja brava gente” e “Taxi a due piazze”.

Nel 1988, anno della prima messa in scena della commedia, la protagonista venne interpretata da Ombretta Colli, e suo marito Giorgio Gaber preparò per lo spettacolo una colonna sonora ricca di ritmi, originalità, brani belli e semplici che arrivano subito all’orecchio e rimangono nella testa degli spettatori.

La protagonista di questo nuovo allestimento sarà Nancy Brilli, attrice di gran talento, che interpreterà Teodolinda, Teo per gli amici, una donna in carriera stufa del genere maschile, che si definisce soddisfatta della sua vita da single ma rimpiange di non aver mai avuto un figlio.

Un giorno scoprirà che il suo vicino di casa (un giovane imbranato con le donne) lavora presso un istituto di ricerche genetiche dove si pratica l’inseminazione artificiale. Con il pretesto di una visita all’istituto, Teo ruberà la provetta numero 119, riuscendo a diventare madre senza avere i fastidi di un rapporto con l’altro sesso, che finora si è rivelato solo fonte di delusioni.

Durante la gravidanza, spinta dalla curiosità, cercherà però in tutti i modi di conoscere il nome del donatore, e con uno stratagemma riuscirà a scoprirlo. Ed ecco il colpo di scena! L’uomo è Osvaldo, quarantenne che vive ancora con la madre, dai modi rozzi e con una grande considerazione di sé stesso. La scoperta innescherà una serie di situazioni comiche e offrirà numerosi spunti di riflessione sul ruolo attuale della donna, sempre più emancipata ma in costante conflitto con i dogmi della società civile.

 

A dispetto del titolo, questa non è una commedia femminista. Adattata dalla pièce scritta negli anni ’80 da Jaja Fiastri, A che servono gli uomini è più attuale che mai, toccando un tema caro a molte donne sole: il desiderio di avere un figlio.

Con leggerezza, ironia, equivoci e tante risate, la commedia racconta l’avventura di una donna determinata, che ritiene di poter vivere felicemente sola e che decide, prima che sia troppo tardi, di mettere al mondo un figlio, sfruttando le possibilità della fecondazione artificiale.

Ma è proprio la gravidanza a mettere Teo – la protagonista interpretata dalla brava e spiritosa Nancy Brilli – di fronte alla sua solitudine e a mettere in discussione la sua visione del mondo. Nata nella tradizione a me molto cara del teatro di Garinei & Giovannini, A che servono gli uomini sarà per me come un ritorno a casa, agli anni in cui muovevo i miei primi passi nel mondo dello spettacolo, sotto le ali leggere e musicali dello storico duo. Ed è anche un affettuoso omaggio a chi dopo di me è stata al loro fianco, e al grande musicista Giorgio Gaber, autore delle canzoni.

Lina Wertmüller

 

Diceva il grande Pietro Garinei che se Jaja Fiastri fosse nata in America sarebbe stata una Lillian Hellmann, o una Nora Ephron. In realtà qui da noi ha dovuto lottare per veder riconosciuto il suo reale valore, per vedere il suo nome al posto giusto.

Da grande commediografa è stata capace di utilizzare la leggerezza come qualità fondamentale, come risposta alla crisi di cui tutti siamo testimoni, un modo talentuoso per trovare la forza di modificare la realtà.

Un autore immenso come Calvino sosteneva nelle sue Lezioni americane che “La leggerezza si associa con la precisione e la determinazione, la vivacità e l’intelligenza sfuggono alla condanna della pesantezza”.

Nulla può trovarmi più d’accordo. Fortunatamente non ho il complesso della ponderosità, piuttosto ho il mito dell’intelligente ironia, e ne vado continuamente in cerca per i miei spettacoli.

Avevo 23 anni quando Jaja terminò questo testo, unico per il quale Giorgio Gaber abbia scritto le musiche, e mi ha continuato a chiedere, nel tempo, di portarlo in scena. Lo faccio ora. Questa non è solo una commedia, è un atto d’amore.

Nancy Brilli

 

 

 

Teatro Carlo Gesualdo di Avellino

info 0825771620, 3892932553

Mercoledì 11 e giovedì 12 dicembre, ore 21.00

 

Best Live

Presenta

 

Alessandro Siani

in

 

Felicità Tour

uno spettacolo scritto e diretto da Alessandro Siani

 

musiche eseguite dal vivo M° Umberto Scipione

 

Felicità Tour è un gran ritorno ai monologhi dal vivo, dopo la parentesi dello spettacolo corale ‘’Il principe abusivo a teatro” con Christian De Sica.

La scelta di ritornare sulle tavole del palcoscenico è stata spinta soprattutto dalla voglia di potermi confrontare con il pubblico, perché lo spettatore è l’unico vero metronomo della vita di un’artista.

Sentire un applauso, una pausa, guardarsi negli occhi resta ancora l’unico deterrente contro l’incomunicabilità, oggi più che mai accentuata dalle realtà virtuale.

In questo viaggio artistico non sarò da solo, ma ad accompagnarmi ci sarà il maestro e compositore Umberto Scipione, che, dal vivo, suonerà e segnerà le tappe cinematografiche della mia carriera da Benvenuti al Sud passando per il Principe Abusivo e si Accettano Miracoli, per concludersi con Mister Felicità.

I monologhi saranno l’occasione per poter raccontare non solo il dietro le quinte di queste pellicole ma anche l’opportunità di poter parlare delle differenze tra nord e sud, tra ricchi e poveri.

Sarà anche occasione per sviscerare quelle che si propongono come le nuove tendenze religiose, ma, soprattutto, evidenziare i tic e le manie di una società divisa tra ottimisti e pessimisti, tra disperati di professione e sognatori disoccupati.

Tutto questo per un unico obiettivo, divertirsi insieme, anche perché, come asserisco nel film Mister Felicità’, “quando si è da soli la felicità dura poco, ma se condivisa dura nu’ poco e’ cchiu’”.

 

 

Teatro Ricciardi di Capua

Info 0823963874

Giovedì 12 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Diana di Nocera Inferiore

info 3347009811

Venerdì 13 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Carlo Gesualdo di Avellino

info 0825771620, 3892932553

Sabato 14, ore 21.00, e domenica 15 dicembre, ore 18.00

 

Gli Ipocriti Melina Balsamo

presenta

 

Vinicio Marchioni, Giuseppe Zeno

ne

 

I Soliti Ignoti

tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’amico, Age & Scarpelli

adattamento teatrale Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli

 

con

Augusto Fornari

Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso

Ivano Schiavi, Marilena Anniballi

 

scena Luigi Ferrigno, costumi Milena Mancini
musiche Pino Marino, luci Giuseppe D’alterio
 

regia Vinicio Marchioni

 

La commedia è la prima versione teatrale del mitico film con la regia di Mario Monicelli uscito nel 1958 e diventato col tempo un classico imperdibile della cinematografia e non solo.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. L’adattamento è fedele alla meravigliosa sceneggiatura originale senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere vicina quell’epoca lontana.

Ci sono dei film che segnano la nostra vita e I soliti Ignoti per me è uno di questi. Come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman.

Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immediatamente conquistato.

È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia.

Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza. Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere, insieme ai miei compagni di strada.                                                        

 

Vinicio Marchioni

 

 

 

Teatro Massimo di Benevento

info 082442711

Inaugurazione stagione teatrale 2019/2020

Giovedì 12 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Barone di Melito di Napoli

Info 0817113455

Venerdì 13 dicembre, ore 20.45

 

Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

Info 0823799612

Sabato 14, ore 21.00, e domenica 15 dicembre, ore 18.30

 

AG Spettacoli e Tradizione e Turismo

presentano

 

Biagio Izzo

in

 

Tartassati dalle tasse

una commedia scritta e diretta da Eduardo Tartaglia

 

con

Mario Porfito, Magdalena Grochowska,

Arduino Speranza, Roberto Giordano, Adele Vitale

 

scene Luigi Ferrigno, costumi Marianna Carbone

musiche Antonio Caruso, disegno luci Francesco Adinolfi

produzione esecutiva Giacomo Monda 

 

Giulio Andreotti soleva dire che l’Umiltà, che di per sé costituisce una grande virtù, si trasforma in una vera iattura quando gli Italiani la praticano in occasione della loro dichiarazione dei debiti. “Io le tasse le pagherei. Ed anche volentieri! Se solo però poi le cose funzionassero veramente!...”

Quante volte abbiamo ascoltato simili confidenze? E quante volte anche la nostra coscienza di pur buoni ed onesti cittadini ha segretamente partorito concetti del genere?... Il problema, però, è che se poi davvero ragionassimo tutti quanti sempre così, come e perché mai le cose potrebbero veramente funzionare?

Sarà costretto improvvisamente a domandarselo anche Innocenzo Tarallo, 54 anni ben portati, napoletano, imprenditore nel settore della ristorazione: il classico “self made man”, che da nipote e figlio di baccalaiuolo si ritrova ora proprietario orgoglioso di un ristorante internazionale di sushi all’ultima moda.

E che dopo tanti sacrifici avrebbe voluto ora godersi anche un po’ la vita; magari anche grazie a qualche piccola “furbizia” di contribuente. E che si ritroverà invece in balia di mille peripezie e problemi.

E soprattutto costretto a risolvere il quesito che angustia la stragrande maggioranza di noi: come è possibile che due parole che da sole evocano così tanta bellezza: “Equità” e “Italia”, quando si uniscono si contraggono dolorosamente come chi è in preda alla più dolorosa delle coliche addominali?

 

 

Teatro Di Costanzo Mattiello di Pompei

Info 0818577725 – 3337361628

Da venerdì 13 a domenica 15 dicembre

(feriali ore 20.30, festivi ore 18.15)

 

Compagnia Enfi Teatro

presenta

 

Leo Gullotta

in

 

Pensaci, Giacomino

di Luigi Pirandello

 

con

Federica Bern, Francesco Maccarinelli, Bruno Conti, Rita Abela

Sebastiano Tringali, Sergio Mascherpa, Chiara Cavalieri

 

scene e costumi Angela Gallaro, musiche Germano Mazzocchetti

luci Umile Vainieri, regista assistente Mimmo Verdesca

 

regia Fabio Grossi

 

Pensaci Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi.

La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più.

Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno Di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre.

Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati.

Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti.

 

 

 

Teatro delle Arti di Salerno

info 089221807

Sabato 14, ore 21.00, e domenica 15 dicembre, ore 18.30

 

Claudio Tortora e Marcello Ferrante

in

 

Ti ricordi quella sera

di e diretto da Claudio Tortora

 

Un viaggio attraverso le più belle canzoni degli anni '60 e '70. Si tratta di uno spettacolo musicale, portato in scena per la prima volta alcuni anni fa, e che ha ottenuto tantissimi consensi tanto da continuare ad essere replicato e richiesto dal pubblico.

Gli attori ed i musicisti, in compagnia degli spettatori, ricordano gli anni nei quali la musica italiana era la grande protagonista delle serate dei giovani.

Da Paoli a Celentano, da Mina a Battisti, passando per Vianello, Berti, Bobby Solo e Little Tony, oltre due ore di musica, oltre 120 i brani che saranno suonati e cantati da Claudio Tortora e Marcello Ferrante e dall'orchestra della Polymusic composta da oltre 10 elementi.