Cultura & Gossip
SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 20 al 26 gennaio 2020 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano
17.01.2020 12:02 di Redazione

Agenda settimanale dal 20 al 26 gennaio 2020 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano:

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Martedì 21 gennaio, ore 20.45
info 0823444051

 

Associazione Culturale Sciaveca
 presenta 

 

Malacrescita 
testi e regia Mimmo Borrelli 
tratto dalla tragedia La Madre: ’i figlie so’ piezze ’i sfaccimma

 

con Mimmo Borrelli 

 

musiche in scena Antonio della Ragione 
oggetti di scena elementi e spazio scenico Luigi Ferrigno
disegno luci Gennaro Di Colandrea 
collaborazione al progetto Luigi Ferrigno, Placido Frisone, Enzo Pirozzi, Tobia Massa

 

La storia è quella di tale Maria Sibilla Ascione: ignara e innocente bambina, nel nome già destinata ad una condizione di metà Vergine innocente, metà Maga, strega furente. La bambina viene segnata dalle barbarie maschili fin dall’età di sette anni, quando il padre stesso per ignoranza e vuoi anche ingenuità, nella corsa frenetica di proliferare maggiormente anche col raccolto, inizia “pompare” i propri pomodori, in tal caso con degli estrogeni formidabili che ne accelerano la crescita in pochi giorni. 
Costui però ignaro degli effetti collaterali che questi possono avere su di una creatura di pochi anni e nel pieno dello sviluppo, ne fa mangiare tanti alla piccola Maria Sibilla, in miriadi di salse. In tal modo la poverina ne acquisisce rapidamente le stesse sintomatiche accelerazioni della crescita, che le determinano un afflusso di mestruo precoce. Innocenza segnata nella vendetta. Vendetta segnata dal sangue, tra pareti esterne delle cave oscure dell’utero femminile, fin dall’infanzia.
La nostra bambina cresce diventando una bellissima, intelligente, arguta adolescente, affascinata dal luccichio impolverato della curiosità libresca. Ma è a questo punto che arriva l’Anticristo, il Giasone risorto dai libri di scuola, tale Francesco Schiavone detto Santokanne: intraprendente bulletto di periferia determinato e disposto a tutto, per favorire la sua ascesa al potere, tra le fila delle cosche camorristiche. Di costui Maria s’innamora perdutamente e per lui compie ogni misfatto. 
La poverina per lui dunque distrugge se stessa e la sua famiglia uccidendo il fratello e facendo morire di crepacuore e collera il padre, fugge via e si nasconde straniera ed esule a Cuma: la terra dei suoi nonni dove però vi ritorna esule, scacciata e perseguitata da tutti. Qui nella sua latitante clausura rimane incinta. 
Nove mesi di vomitevoli strazi mentre Santokanne come un gallo sull’immonda “compostata” aia del tradimento, intrattiene fughe amorose con diverse donne del paese, senza curarsi della poverina e del suo grembo insozzato da un seme che non riconosce più come magico, amoroso e fertilizzante divino, ma come veleno letale da sputar via dalle grandi e piccole labbra stesse della propria vagina, ustionata e scottata da un amore mal corrisposto, come un bolo catarroso di muco verdastro.
“Non hai saputo far la madre questa brutta crescita è figlia del tuo malriuscito modo di esser prima donna poi mamma”. Nonostante queste parole terribili del marito in momenti di euforata ubriachezza, Maria si fa di nuovo abbindolare, da false promesse e porta avanti la gravidanza e nonostante anche i tentativi di aborto, mediante espedienti sia magici che medici, pensati, ma mai messi e fino in fondo sommessi in atto, alla fine partorisce due gemelli.
Le conseguenze sono gravissime. La madre assassina sopita e aggressiva, la parte maschile sempre segregata ed erroneamente riposta nel subconscio del femminile dalla bigotteria della fede: viene fuori. 
Viene fuori il mostro: colui che è segnato da Dio e di cui bisogna sempre avere paura.  Maria in un momento di follia, attribuendo all’invidia ed alla fascinazione maligna di una gatta e non alla cattiva denutrizione, la colpa di un latitante turgore dei seni, dunque di una mancanza del latte materno in periodo di allattamento: decide e comincia ad allattare o meglio “avvinazzare” periodicamente, ritualmente come in una messa pagana i figli neonati di parto gemellare, per l’appunto con del vino, riducendoli in due mostri, completamente scemi e distruggendo così definitivamente la stirpe di Santokanne-Giasone, pur senza ammazzarli.

 

Note di regia
Nel testo originale è la madre sopravvissuta a raccontare, dopo aver sterminato, vent’anni dopo tali fatti tutta la sua famiglia, e dunque arrivando ad ancor più atroci conseguenze. Costei è destinata e condannata a narrare ormai esule, barbona e sola le sue insane gesta ai propri gatti randagi: gli unici figli che le sono rimasti, di cui si circonda per farsi compagnia. 
Qui, invece capovolgiamo il punto di vista e dunque la drammaturgia della scena, immaginando che tutti i protagonisti di questa storia siano ormai defunti e gli unici sopravvissuti agonisti giullari, diseredati, miserabili, siano proprio i due figli, i due scemi che dementi rivivono i fatti tra versi, rantolii, filastrocche, ricordi, rievocando le pulsioni, gli umori, i suoni, le urla, i mormorii della loro aguzzina; il tutto vestendo ed espiando in un ossessivo teatrino quotidiano, attraverso i materni lerci ed ammuffiti abiti, gli intenti e i moniti di colei che li ha lasciati sì al mondo, ma abbandonati, come dei rifiuti, messi da parte, in disparte, come le discariche ricolme di vegetazione innaffiata dal percolato. Cani abbandonati alla catena dei ricordi, rinchiusi tra le pareti di un utero irrorato di solitudine, dove l’unico gioco rimane e consiste nel rimbalzarsi, tra gli spasmi della loro degenerata fantasia, tra le folli trame insanguinate di questa tragedia, sul precipizio di un improvvisato altare tombale di bottiglie di pomodori e vino eretto in nome della loro mamma: “ ’u cunto” stesso, la placenta, l’origine della loro “malacrescita”.

 

Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612
Martedì 21 gennaio, ore 21.00

 

Teatro Italia di Acerra
Info 0818857258, 3333155417
Mercoledì 22 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Umberto di Nola
info 0818231622
Giovedì 23 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento
info 0818786165 
Venerdì 24 gennaio, ore 21.00

 

Teatro delle Arti di Salerno
info 089221807
Sabato 25, ore 21.00, e domenica 26 gennaio, ore 18.30

 

Imarts
presenta

 

Massimo Lopez & Tullio Solenghi 
Show
scritto da Massimo Lopez e Tullio Solenghi

con la Jazz Company 
diretta dal M° Gabriele Comeglio 

 

Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano insieme sul palco dopo 15 anni come due vecchi amici che si ritrovano, in uno Show di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale: uno spettacolo che dopo due stagioni trionfali in cui si sono superate le 200 repliche, si avvia alla terza con sempre rinnovata passione. 
Ne scaturisce una scoppiettante carrellata di voci, imitazioni, scketch, performance musicali, improvvisazioni ed interazioni col pubblico. Tra i vari cammei, l’incontro tra papa Bergoglio (Massimo) e papa Ratzinger (Tullio) in un esilarante siparietto di vita domestica, o quello di Maurizio Costanzo con Giampiero Mughini; e poi i duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, e quello di Dean Martin e Frank Sinatra, che ha sbancato la puntata natalizia di “Tale e Quale Show” del 2016, dalla quale è scaturito il desiderio di tornare 
sulle scene insieme. 
In quasi due ore di spettacolo, Tullio e Massimo, da “vecchie volpi del palcoscenico”, si offrono alla platea con l’empatia spassosa ed emozionale del loro inconfondibile “marchio di fabbrica”. 
Questo nostro spettacolo è nato quasi per gioco, con la voglia di tornare insieme sul palco dopo 15 anni, giocando appunto con i nostri attrezzi del mestiere, sketch, imitazioni, frammenti di teatro, parodie; il tutto condito da una bella colonna sonora, curata dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio. 
In quasi due ore di show, capita così di imbattersi in un Amleto multietnico, in un frammento di vita quotidiana di papa Bergoglio e del suo amico Ratzinger, in un Rossini eseguito coi denti, nel duetto targato Las Vegas di Sinatra/Dean Martin o ancora negli echi di politici vecchi e nuovi o nell’affaccio di Paolo Conte in persona, ecc… ecc… 
Questa nostra scommessa, lanciata nell’estate 2017, ci ha ripagati alla grande con un centinaio di date nella prima stagione e più di cento nella seconda, e con altrettante e più in quella attuale 2019/2020. I teatri esauriti ci stanno esaltando, ma l’incontro col nostro pubblico contiene in sé una valenza affettiva che non era scontata. 
Ogni volta che il sipario si apre, infatti, è come se magicamente ci si ritrovasse tra parenti, quasi ogni spettatore ha un momento della sua vita legato a noi, legato al Trio: “Come regalo di laurea dai miei genitori pretesi due biglietti per venirvi a vedere al Sistina”, “Mio padre lo ricordo sempre serio, una sola volta lo vidi ridere, con voi”, “I primi gruppi di ascolto li istituimmo nel 1987 col Trio”, “Per far digerire ai miei figli i Promessi Sposi, sono stati provvidenziali i vostri”. 
Così, ogni sera, oltre al divertimento condividiamo col nostro pubblico un coinvolgimento emotivo che tocca il suo apice nel ricordo di Anna, due minuti di commozione pura, anche se i suoi due ex compagni di giochi Tullio e Massimo la sua presenza in scena la avvertono per tutte le due ore di spettacolo.

 

 

Cinema Teatro Italia di Eboli
Info 0828365333
Martedì 21 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli
Info 0974282362, 3383096807
Mercoledì 22 gennaio, ore 20.45

 

Compagnia Enfi Teatro


presenta

Leo Gullotta
in

Pensaci, Giacomino
di Luigi Pirandello

 

con
Federica Bern, Francesco Maccarinelli, Bruno Conti, Rita Abela
Sebastiano Tringali, Sergio Mascherpa, Chiara Cavalieri

scene e costumi Angela Gallaro, musiche Germano Mazzocchetti 
luci Umile Vainieri, regista assistente Mimmo Verdesca

regia Fabio Grossi

 

Pensaci Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi. 
La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più. 
Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno Di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre. 
Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. 
Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti. 

 


Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Da venerdì 24 a domenica 26 gennaio
 (feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)
info 0823444051

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta

 

Carlo Buccirosso in

 

La rottamazione di un italiano perbene
tratto da Il miracolo di Don Ciccillo
scritto e diretto da Carlo Buccirosso

 

con (in o.di a.) 
Donatella De Felice, Elvira Zingone, Giordano Bassetti,
Fiorella Zullo, Gennaro Silvestro, Peppe Miale, Matteo Tugnoli,
Davide Marotta, Tilde De Spirito

 

scene Gilda Cerullo e Renato Lori, costumi Zaira de Vincentiis
musiche di Paolo Petrella, disegno luci Francesco Adinolfi

 

produzione esecutiva A.G. Spettacoli

 

Alberto Pisapìa, ristoratore di professione, gestisce un ristorante di periferia ormai sull’orlo del fallimento! Sposato con Valeria Vitiello, donna sanguigna dal carattere combattivo, è padre di due figli Viola e Matteo, la prima anarchica e irascibile, l’altro riflessivo e pacato.
Alberto vive ormai, da quasi quattro anni, una situazione di grande disagio psichico che negli ultimi tempi ha assunto la conformazione di un vero e proprio esaurimento nervoso! Difatti, un pò a causa della crisi economica del paese e della propria attività di ristorazione di riflesso, e anche a seguito di una serie di investimenti avventati consigliati dal fratello Ernesto, suo avvocato e socio in affari, Alberto si è ritrovato a dover combattere una personale disperata battaglia contro gli attacchi spietati dell’Equitalia che, con inesorabile precisione lo colpisce quasi quotidianamente nella quiete della propria abitazione, ormai ipotecata da tempo, con cartelle esattoriali di tutti i tipi, di tutti generi, di svariate forme e consistenza!... 
E ben poco sembra poter fare l’amore quotidiano di sua moglie Valeria e dei suoi due figli, tesi a recuperare la lucidità di Alberto attraverso l’illusoria rappresentazione di una realtà ben diversa da quella che logora ormai da tempo la serenità dell’intera famiglia Pisapia!... Ed un altro grosso problema contribuirà a peggiorare ancor di più la malattia di Alberto, un cancro indistruttibile che neppure la medicina più all’avanguardia sarebbe stata in grado di debellare: la malvagità di sua suocera Clementina, spietato ed integerrimo funzionario della agenzia delle Entrate! Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare l’anima di Alberto, posseduto irrimediabilmente da orribili pensieri di morte... farla finita con la propria vita, o con quella di sua suocera?!? 
Un incubo dal quale potersi liberare solo grazie all’amore della famiglia, che si prodigherà per salvare la vita di un onesto contribuente di questa Iniquitalia!

 

Carlo Buccirosso

 


Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Venerdì 24 gennaio, ore 20.45

 

I Ditelo Voi
in

Il Segreto della Violaciocca
uno spettacolo de I Ditelo Voi e Francesco Prisco


 
Che fine hanno fatto i fratelli Cirillo (Mimmo Manfredi e Francesco De Fraia) spariti in circostanze misteriose trentadue anni fa e mai più ritrovati? Ne sa qualcosa Raffaele Annunziata (Lello Ferrante) chimico in pensione con una smodata passione per la floricoltura, radiato dall'albo medico per aver condotto esperimenti non autorizzati sulle presunte proprietà allucinogene della Violaciocca, il cosiddetto "Fiore della nonna", e che li tiene in ostaggio nel cantinato proprio sotto la sterminata piantagione di fiori che coltiva con amore. Niente televisione, radio, giornali o internet (di cui i due ignorano l'esistenza), praticamente congelati al momento in cui sono stati rapiti per una vendetta ai danni di un collega, Mimmo e Francesco, ormai quarantenni, hanno conosciuto la vita soltanto attraverso gli occhi e i racconti del loro aguzzino, che si è divertito a creare una realtà che non esiste, inventando un mondo orrendo, pericoloso ed efferato, così da scoraggiarli a qualunque tentativo di evasione. Col passare del tempo, però, la gestione dei due ingenui reclusi comincia a complicarsi. Gli impulsi sessuali di Mimmo cominciano ad essere incontenibili, così come la voglia di Francesco che, nonostante la paura, sogna di uscire e scoprire cosa c’è oltre quello scantinato

 


Teatro Minerva di Boscoreale
Info 3392401209 - 3381890767 
Sabato 25 gennaio, ore 20.45

 

Fanta Teatro
presenta

Lo Scarfalietto
di Eduardo Scarpetta

con Gigi Savoia, Renato De Rienzo

regia Gigi Savoia

 

Lo Scarfalietto è forse la commedia napoletana più esilarante di tutti i tempi.
Una commedia senza pause, dove giochi di parole e personaggi assurdi velocemente divengono i plausibili frequentatori di una coppia in perenne crisi matrimoniale.
La rottura di uno scaldaletto è l’ennesimo motivo di scontro tra i due coniugi ed il banale incidente spinge i due protagonisti a chiedere la separazione in tribunale con avvocati che balbettano, innamorati impacciati e testimoni improbabili.
Gli incroci tra i personaggi e la loro dinamicità liberano gli attori da qualsiasi vincolo logico lasciandoli correre verso una esilarante follia che coinvolge il pubblico in una travolgente comicità.
I divertentissimi personaggi della commedia sono interpretati da collaudati attori di riconosciuta esperienza teatrale e giovani attori della Compagnia Stabile di Tradizione: giovani e tradizione, punti di forza del progetto teatrale di Gigi Savoia e Renato De Rienzo.
“Ho riscontrato nei giovani – spiega Gigi Savoia – un’enorme voglia di cimentarsi nel teatro di prosa della nostra tradizione. Non va disattesa questa loro necessità. Loro sentono geneticamente l’appartenenza a questo teatro e vorrebbero essere protagonisti partecipi sulle tavole del palcoscenico.”

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SPETTACOLI - Agenda settimanale dal 20 al 26 gennaio 2020 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano

di Napoli Magazine

17/01/2024 - 12:02

Agenda settimanale dal 20 al 26 gennaio 2020 in Campania, programmata dal Circuito Teatro Pubblico Campano:

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Martedì 21 gennaio, ore 20.45
info 0823444051

 

Associazione Culturale Sciaveca
 presenta 

 

Malacrescita 
testi e regia Mimmo Borrelli 
tratto dalla tragedia La Madre: ’i figlie so’ piezze ’i sfaccimma

 

con Mimmo Borrelli 

 

musiche in scena Antonio della Ragione 
oggetti di scena elementi e spazio scenico Luigi Ferrigno
disegno luci Gennaro Di Colandrea 
collaborazione al progetto Luigi Ferrigno, Placido Frisone, Enzo Pirozzi, Tobia Massa

 

La storia è quella di tale Maria Sibilla Ascione: ignara e innocente bambina, nel nome già destinata ad una condizione di metà Vergine innocente, metà Maga, strega furente. La bambina viene segnata dalle barbarie maschili fin dall’età di sette anni, quando il padre stesso per ignoranza e vuoi anche ingenuità, nella corsa frenetica di proliferare maggiormente anche col raccolto, inizia “pompare” i propri pomodori, in tal caso con degli estrogeni formidabili che ne accelerano la crescita in pochi giorni. 
Costui però ignaro degli effetti collaterali che questi possono avere su di una creatura di pochi anni e nel pieno dello sviluppo, ne fa mangiare tanti alla piccola Maria Sibilla, in miriadi di salse. In tal modo la poverina ne acquisisce rapidamente le stesse sintomatiche accelerazioni della crescita, che le determinano un afflusso di mestruo precoce. Innocenza segnata nella vendetta. Vendetta segnata dal sangue, tra pareti esterne delle cave oscure dell’utero femminile, fin dall’infanzia.
La nostra bambina cresce diventando una bellissima, intelligente, arguta adolescente, affascinata dal luccichio impolverato della curiosità libresca. Ma è a questo punto che arriva l’Anticristo, il Giasone risorto dai libri di scuola, tale Francesco Schiavone detto Santokanne: intraprendente bulletto di periferia determinato e disposto a tutto, per favorire la sua ascesa al potere, tra le fila delle cosche camorristiche. Di costui Maria s’innamora perdutamente e per lui compie ogni misfatto. 
La poverina per lui dunque distrugge se stessa e la sua famiglia uccidendo il fratello e facendo morire di crepacuore e collera il padre, fugge via e si nasconde straniera ed esule a Cuma: la terra dei suoi nonni dove però vi ritorna esule, scacciata e perseguitata da tutti. Qui nella sua latitante clausura rimane incinta. 
Nove mesi di vomitevoli strazi mentre Santokanne come un gallo sull’immonda “compostata” aia del tradimento, intrattiene fughe amorose con diverse donne del paese, senza curarsi della poverina e del suo grembo insozzato da un seme che non riconosce più come magico, amoroso e fertilizzante divino, ma come veleno letale da sputar via dalle grandi e piccole labbra stesse della propria vagina, ustionata e scottata da un amore mal corrisposto, come un bolo catarroso di muco verdastro.
“Non hai saputo far la madre questa brutta crescita è figlia del tuo malriuscito modo di esser prima donna poi mamma”. Nonostante queste parole terribili del marito in momenti di euforata ubriachezza, Maria si fa di nuovo abbindolare, da false promesse e porta avanti la gravidanza e nonostante anche i tentativi di aborto, mediante espedienti sia magici che medici, pensati, ma mai messi e fino in fondo sommessi in atto, alla fine partorisce due gemelli.
Le conseguenze sono gravissime. La madre assassina sopita e aggressiva, la parte maschile sempre segregata ed erroneamente riposta nel subconscio del femminile dalla bigotteria della fede: viene fuori. 
Viene fuori il mostro: colui che è segnato da Dio e di cui bisogna sempre avere paura.  Maria in un momento di follia, attribuendo all’invidia ed alla fascinazione maligna di una gatta e non alla cattiva denutrizione, la colpa di un latitante turgore dei seni, dunque di una mancanza del latte materno in periodo di allattamento: decide e comincia ad allattare o meglio “avvinazzare” periodicamente, ritualmente come in una messa pagana i figli neonati di parto gemellare, per l’appunto con del vino, riducendoli in due mostri, completamente scemi e distruggendo così definitivamente la stirpe di Santokanne-Giasone, pur senza ammazzarli.

 

Note di regia
Nel testo originale è la madre sopravvissuta a raccontare, dopo aver sterminato, vent’anni dopo tali fatti tutta la sua famiglia, e dunque arrivando ad ancor più atroci conseguenze. Costei è destinata e condannata a narrare ormai esule, barbona e sola le sue insane gesta ai propri gatti randagi: gli unici figli che le sono rimasti, di cui si circonda per farsi compagnia. 
Qui, invece capovolgiamo il punto di vista e dunque la drammaturgia della scena, immaginando che tutti i protagonisti di questa storia siano ormai defunti e gli unici sopravvissuti agonisti giullari, diseredati, miserabili, siano proprio i due figli, i due scemi che dementi rivivono i fatti tra versi, rantolii, filastrocche, ricordi, rievocando le pulsioni, gli umori, i suoni, le urla, i mormorii della loro aguzzina; il tutto vestendo ed espiando in un ossessivo teatrino quotidiano, attraverso i materni lerci ed ammuffiti abiti, gli intenti e i moniti di colei che li ha lasciati sì al mondo, ma abbandonati, come dei rifiuti, messi da parte, in disparte, come le discariche ricolme di vegetazione innaffiata dal percolato. Cani abbandonati alla catena dei ricordi, rinchiusi tra le pareti di un utero irrorato di solitudine, dove l’unico gioco rimane e consiste nel rimbalzarsi, tra gli spasmi della loro degenerata fantasia, tra le folli trame insanguinate di questa tragedia, sul precipizio di un improvvisato altare tombale di bottiglie di pomodori e vino eretto in nome della loro mamma: “ ’u cunto” stesso, la placenta, l’origine della loro “malacrescita”.

 

Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
Info 0823799612
Martedì 21 gennaio, ore 21.00

 

Teatro Italia di Acerra
Info 0818857258, 3333155417
Mercoledì 22 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Umberto di Nola
info 0818231622
Giovedì 23 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Delle Rose, Piano Di Sorrento
info 0818786165 
Venerdì 24 gennaio, ore 21.00

 

Teatro delle Arti di Salerno
info 089221807
Sabato 25, ore 21.00, e domenica 26 gennaio, ore 18.30

 

Imarts
presenta

 

Massimo Lopez & Tullio Solenghi 
Show
scritto da Massimo Lopez e Tullio Solenghi

con la Jazz Company 
diretta dal M° Gabriele Comeglio 

 

Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano insieme sul palco dopo 15 anni come due vecchi amici che si ritrovano, in uno Show di cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio, che esegue dal vivo la partitura musicale: uno spettacolo che dopo due stagioni trionfali in cui si sono superate le 200 repliche, si avvia alla terza con sempre rinnovata passione. 
Ne scaturisce una scoppiettante carrellata di voci, imitazioni, scketch, performance musicali, improvvisazioni ed interazioni col pubblico. Tra i vari cammei, l’incontro tra papa Bergoglio (Massimo) e papa Ratzinger (Tullio) in un esilarante siparietto di vita domestica, o quello di Maurizio Costanzo con Giampiero Mughini; e poi i duetti musicali di Gino Paoli e Ornella Vanoni, e quello di Dean Martin e Frank Sinatra, che ha sbancato la puntata natalizia di “Tale e Quale Show” del 2016, dalla quale è scaturito il desiderio di tornare 
sulle scene insieme. 
In quasi due ore di spettacolo, Tullio e Massimo, da “vecchie volpi del palcoscenico”, si offrono alla platea con l’empatia spassosa ed emozionale del loro inconfondibile “marchio di fabbrica”. 
Questo nostro spettacolo è nato quasi per gioco, con la voglia di tornare insieme sul palco dopo 15 anni, giocando appunto con i nostri attrezzi del mestiere, sketch, imitazioni, frammenti di teatro, parodie; il tutto condito da una bella colonna sonora, curata dalla Jazz Company del maestro Gabriele Comeglio. 
In quasi due ore di show, capita così di imbattersi in un Amleto multietnico, in un frammento di vita quotidiana di papa Bergoglio e del suo amico Ratzinger, in un Rossini eseguito coi denti, nel duetto targato Las Vegas di Sinatra/Dean Martin o ancora negli echi di politici vecchi e nuovi o nell’affaccio di Paolo Conte in persona, ecc… ecc… 
Questa nostra scommessa, lanciata nell’estate 2017, ci ha ripagati alla grande con un centinaio di date nella prima stagione e più di cento nella seconda, e con altrettante e più in quella attuale 2019/2020. I teatri esauriti ci stanno esaltando, ma l’incontro col nostro pubblico contiene in sé una valenza affettiva che non era scontata. 
Ogni volta che il sipario si apre, infatti, è come se magicamente ci si ritrovasse tra parenti, quasi ogni spettatore ha un momento della sua vita legato a noi, legato al Trio: “Come regalo di laurea dai miei genitori pretesi due biglietti per venirvi a vedere al Sistina”, “Mio padre lo ricordo sempre serio, una sola volta lo vidi ridere, con voi”, “I primi gruppi di ascolto li istituimmo nel 1987 col Trio”, “Per far digerire ai miei figli i Promessi Sposi, sono stati provvidenziali i vostri”. 
Così, ogni sera, oltre al divertimento condividiamo col nostro pubblico un coinvolgimento emotivo che tocca il suo apice nel ricordo di Anna, due minuti di commozione pura, anche se i suoi due ex compagni di giochi Tullio e Massimo la sua presenza in scena la avvertono per tutte le due ore di spettacolo.

 

 

Cinema Teatro Italia di Eboli
Info 0828365333
Martedì 21 gennaio, ore 20.45

 

Teatro Eduardo De Filippo di Agropoli
Info 0974282362, 3383096807
Mercoledì 22 gennaio, ore 20.45

 

Compagnia Enfi Teatro


presenta

Leo Gullotta
in

Pensaci, Giacomino
di Luigi Pirandello

 

con
Federica Bern, Francesco Maccarinelli, Bruno Conti, Rita Abela
Sebastiano Tringali, Sergio Mascherpa, Chiara Cavalieri

scene e costumi Angela Gallaro, musiche Germano Mazzocchetti 
luci Umile Vainieri, regista assistente Mimmo Verdesca

regia Fabio Grossi

 

Pensaci Giacomino nasce in veste di novella del 1915 per poi avere la sua prima edizione teatrale, in lingua, nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi. 
La storia racconta di una fanciulla che rimasta incinta del suo giovane fidanzato non sa come poter portare avanti questa gravidanza, il professore Toti pensa di poterla aiutare chiedendola in moglie e potendola poi così autorizzare a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più. 
Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che nel frattempo è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno Di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre. 
Da qui si desume quanto tutto questo possa svolgere il pensiero pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. 
Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e come raccontava Giovan Battista Vico corsi e ricorsi storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con la mostruosità di giganti opprimenti presenti determinanti dequalificanti. 

 


Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Da venerdì 24 a domenica 26 gennaio
 (feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)
info 0823444051

 

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta

 

Carlo Buccirosso in

 

La rottamazione di un italiano perbene
tratto da Il miracolo di Don Ciccillo
scritto e diretto da Carlo Buccirosso

 

con (in o.di a.) 
Donatella De Felice, Elvira Zingone, Giordano Bassetti,
Fiorella Zullo, Gennaro Silvestro, Peppe Miale, Matteo Tugnoli,
Davide Marotta, Tilde De Spirito

 

scene Gilda Cerullo e Renato Lori, costumi Zaira de Vincentiis
musiche di Paolo Petrella, disegno luci Francesco Adinolfi

 

produzione esecutiva A.G. Spettacoli

 

Alberto Pisapìa, ristoratore di professione, gestisce un ristorante di periferia ormai sull’orlo del fallimento! Sposato con Valeria Vitiello, donna sanguigna dal carattere combattivo, è padre di due figli Viola e Matteo, la prima anarchica e irascibile, l’altro riflessivo e pacato.
Alberto vive ormai, da quasi quattro anni, una situazione di grande disagio psichico che negli ultimi tempi ha assunto la conformazione di un vero e proprio esaurimento nervoso! Difatti, un pò a causa della crisi economica del paese e della propria attività di ristorazione di riflesso, e anche a seguito di una serie di investimenti avventati consigliati dal fratello Ernesto, suo avvocato e socio in affari, Alberto si è ritrovato a dover combattere una personale disperata battaglia contro gli attacchi spietati dell’Equitalia che, con inesorabile precisione lo colpisce quasi quotidianamente nella quiete della propria abitazione, ormai ipotecata da tempo, con cartelle esattoriali di tutti i tipi, di tutti generi, di svariate forme e consistenza!... 
E ben poco sembra poter fare l’amore quotidiano di sua moglie Valeria e dei suoi due figli, tesi a recuperare la lucidità di Alberto attraverso l’illusoria rappresentazione di una realtà ben diversa da quella che logora ormai da tempo la serenità dell’intera famiglia Pisapia!... Ed un altro grosso problema contribuirà a peggiorare ancor di più la malattia di Alberto, un cancro indistruttibile che neppure la medicina più all’avanguardia sarebbe stata in grado di debellare: la malvagità di sua suocera Clementina, spietato ed integerrimo funzionario della agenzia delle Entrate! Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare l’anima di Alberto, posseduto irrimediabilmente da orribili pensieri di morte... farla finita con la propria vita, o con quella di sua suocera?!? 
Un incubo dal quale potersi liberare solo grazie all’amore della famiglia, che si prodigherà per salvare la vita di un onesto contribuente di questa Iniquitalia!

 

Carlo Buccirosso

 


Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Venerdì 24 gennaio, ore 20.45

 

I Ditelo Voi
in

Il Segreto della Violaciocca
uno spettacolo de I Ditelo Voi e Francesco Prisco


 
Che fine hanno fatto i fratelli Cirillo (Mimmo Manfredi e Francesco De Fraia) spariti in circostanze misteriose trentadue anni fa e mai più ritrovati? Ne sa qualcosa Raffaele Annunziata (Lello Ferrante) chimico in pensione con una smodata passione per la floricoltura, radiato dall'albo medico per aver condotto esperimenti non autorizzati sulle presunte proprietà allucinogene della Violaciocca, il cosiddetto "Fiore della nonna", e che li tiene in ostaggio nel cantinato proprio sotto la sterminata piantagione di fiori che coltiva con amore. Niente televisione, radio, giornali o internet (di cui i due ignorano l'esistenza), praticamente congelati al momento in cui sono stati rapiti per una vendetta ai danni di un collega, Mimmo e Francesco, ormai quarantenni, hanno conosciuto la vita soltanto attraverso gli occhi e i racconti del loro aguzzino, che si è divertito a creare una realtà che non esiste, inventando un mondo orrendo, pericoloso ed efferato, così da scoraggiarli a qualunque tentativo di evasione. Col passare del tempo, però, la gestione dei due ingenui reclusi comincia a complicarsi. Gli impulsi sessuali di Mimmo cominciano ad essere incontenibili, così come la voglia di Francesco che, nonostante la paura, sogna di uscire e scoprire cosa c’è oltre quello scantinato

 


Teatro Minerva di Boscoreale
Info 3392401209 - 3381890767 
Sabato 25 gennaio, ore 20.45

 

Fanta Teatro
presenta

Lo Scarfalietto
di Eduardo Scarpetta

con Gigi Savoia, Renato De Rienzo

regia Gigi Savoia

 

Lo Scarfalietto è forse la commedia napoletana più esilarante di tutti i tempi.
Una commedia senza pause, dove giochi di parole e personaggi assurdi velocemente divengono i plausibili frequentatori di una coppia in perenne crisi matrimoniale.
La rottura di uno scaldaletto è l’ennesimo motivo di scontro tra i due coniugi ed il banale incidente spinge i due protagonisti a chiedere la separazione in tribunale con avvocati che balbettano, innamorati impacciati e testimoni improbabili.
Gli incroci tra i personaggi e la loro dinamicità liberano gli attori da qualsiasi vincolo logico lasciandoli correre verso una esilarante follia che coinvolge il pubblico in una travolgente comicità.
I divertentissimi personaggi della commedia sono interpretati da collaudati attori di riconosciuta esperienza teatrale e giovani attori della Compagnia Stabile di Tradizione: giovani e tradizione, punti di forza del progetto teatrale di Gigi Savoia e Renato De Rienzo.
“Ho riscontrato nei giovani – spiega Gigi Savoia – un’enorme voglia di cimentarsi nel teatro di prosa della nostra tradizione. Non va disattesa questa loro necessità. Loro sentono geneticamente l’appartenenza a questo teatro e vorrebbero essere protagonisti partecipi sulle tavole del palcoscenico.”